«Sono emozionata e felice. Essere la prima ad entrare e uscire da quella porta è stato come iniziare e finire un percorso. Ma adesso che l’ansia è passata posso dire che la scuola mi mancherà». Sono le parole di Alessia la prima maturanda del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria. Da questa mattina 5 alunni al giorno per ogni classe si daranno il cambio per la prima vera sfida della loro vita. Un esame che ricorderanno per sempre anche per essere stati i primi a sperimentare questa nuova modalità imposta dalle normative anti covid. Un maxi orale di un’ora, niente scritti e un fiume di ansia racchiuso in ore che diventano attimi. «Il tempo è volato – ci confessa Stefania appena uscita dall’aula dopo aver sostenuta la prova. Prima di sedermi credevo che fosse un’eternità, invece, quando ho iniziato a parlare e, soprattutto, nella fase del colloquio, il tempo è volato non mi sono neanche resa conto che fosse passata un’ora».

Ma per chi è rimasto fuori ad aspettare il suo turno, l’ansia dell’ignoto era palpabile. «Ho dormito 11 ore in tre giorni», ci racconta una studentessa ancora in attesa, «non importa se scritto o orale è tutto l’anno che studiamo per questa prova quindi credo sia normale che ci sia un po’ di ansia ora che siamo arrivati alla fine». E poi ci sono loro, i compagni fedelissimi, quelli che ti portano il cornetto e aspettano il tuo turno, quelli che anche se l’indomani tocca a loro preferiscono sostenere il compagno. Si sentono, e in realtà lo sono, dei pionieri. Per un anno intero hanno vissuto nell’inconsapevolezza, ignorando quale forma di esame toccasse loro. Ma i professori li hanno preparati ad ogni eventualità e, arrivati alla prova finale, hanno dimostrato di essere pronti. «Mio figlio sta sostenendo l’esame – ci ha raccontato un padre in attesa fuori dall’istituto – ma devo dire che è arrivato con una maturità che non mi aspettavo. Sono molto più maturi di noi quando abbiamo sostenuto la stessa prova. Credo che la modalità cambi poco, per loro rappresenta comunque un passaggio importante e forse siamo più in ansia noi genitori di loro».

Insomma, in corridoi semi-deserti, tra misuratori di temperatura e disinfettanti, si respira comunque l’aria di ansia mista a felicità e nostalgia classica della maturità. Un giorno che ricorderanno anche quando questa sarà un’avventura su cui sorridere. Intanto resta l’amaro in bocca nel constatare che una alta percentuale di questi ragazzi ha già deciso di costruire la propria vita e continuare la formazione fuori regione. Una realtà che ancora una volta ci spinge a riflettere su quanto la nostra terra sia un luogo di passaggio e i ragazzi una volta formati sono pronti a spiccare il volo lontano da una Calabria ancora priva di opportunità.