Lo scrittore 41enne originario del Cosentino: «Sono tornato nella mia terra, fiero di essere calabrese. Ma più la amo e più mi incazzo»
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Un giovane intellettuale. Scomodo quanto anomalo e provocatore: piuttosto fuori dal coro, timido e riservato, ma la sua scrittura somiglia tanto a una sfida. Martino Ciano classe 1982. La sua vita è pesantemente segnata dall’ adorato mare, quello dell’Alto Tirreno cosentino. Dove lo incontro nel pieno di un fine agosto bollente. «Non ero molto bravo a scuola, tant'è che dopo le Medie ho scelto un istituto tecnico; volevo essere un ragioniere. Poi, a 17 anni mi sono appassionato alla lettura e alla filosofia. Tutto è iniziato per gioco e ancora continua a esserlo».
Oltrepassare è il suo penultimo libro, che ha fatto registrare un importante successo. Oltrepassare. Per andare dove?
«Al di là delle certezze e delle verità che costruiamo, ma che limitano la nostra conoscenza del mondo. Abbiamo bisogno di nuovi pensieri che inneschino azioni di sana ribellione. Abbiamo bisogno di pronunciare "no" sinceri, propositivi, che non siano solo capricciose manifestazioni di dissenso».
Martino Ciano è uno scrittore. Sì, ma… scrivere per cosa, per chi?
«Per sé stessi, per interrogarsi, per rispondersi con franchezza, per lasciare che anche gli altri, in questo caso i lettori, partecipino ai dubbi dello scrittore. L'obiettivo è sempre riconoscersi umani tra esseri umani. Guai porsi al di sopra, altrimenti viene meno la funzione dell'arte, che è ricerca nella complessità e della complementarietà».
Poi Martino Ciano lettore. Un grande lettore. Quanti libri finora: 100? 1000? Alle 5 del mattino Martino è già su Twitter e Facebook con le sue preziose rubriche.
«Sì, sono prima di tutto un lettore, un amante dei libri. Il primo atto di scrittura è la lettura. Potrei smettere di scrivere, ma non di leggere. Senza lettura sarei cieco, sordo, incapace di incuriosirmi e di abitare il mondo. L'esperienza prima di tutto, la vita vissuta senza indugi, ma bisogna avere gli strumenti per incastonare ogni nostro atto nella quotidianità».
Martino Ciano critico. “Persino l’arte, in ogni sua forma, non è un’arma di evasione, ma di violenta penetrazione nelle contraddizioni della contemporaneità”. Lo hai scritto nella recensione de Le tracce fantasma di Nicola H. Cosentino e “la bellezza che forse salverà”.
«Non critico, ma appassionato divulgatore. Nella frase che hai riportato c'è tutto ciò che penso dell'arte, la cui funzione non è quella di accarezzare le cose, ma di fare i conti con le contraddizioni. D'altronde, noi siamo irrisolvibili contraddizioni, per fortuna».
In “poi ci sveglieremo” Martino per la rubrica Border Liber scrive: «Mi è giunta alle orecchie una voce squillante da un coro di automi composto da uomini e donne che stanno in fila davanti alla cassa di un supermercato. Tutti contano gli spicci. Gli spicci, pietre sonanti cacciate fuori da tasche sudate, sono ormai i pochi averi di un popolo che si dichiara pezzente, pur escogitando piani di sopravvivenza e di arrotondamento».
Un’umanità stanca, la massa che non pensa per sopravvivere.
«Sia chi si danna per capirci qualcosa, sia chi se ne frega, sopravvive e cerca di contrastare, a modo suo, il caos che avvolge l'universo. Noi possiamo comprendere i fenomeni, ma non possiamo conoscere la cosa in sé, tanto meno avvicinarci al "perché dei perché". In tutto ciò, mi schiero con chi ci prova, mentre mi lasciano basiti coloro i quali si accontentano solo del "qui ora"».
Ecco lo splendido nuovo romanzo di Martino Ciano: «“Itinerario della mente verso Thomas Bernhard” con riferimenti e contrasti sulla vita, ma anche sulla fede, la morte. Sono pensieri, riflessione e contraddizioni… ma una risposta non c’è. E forse non potrebbe mai esserci. Tanto che nel romanzo nessuno ha un nome, non c’è nemmeno un’ identità.
“Spaesamento e dissociazione sono al centro di "Itinerario". I personaggi sono frutto del flusso di pensieri del protagonista, che a sua volta si identifica con ciò che lo circonda. È un camaleonte, ma con un pungiglione da scorpione rivolto contro sé stesso».
Quanto fa incazzare Ciano la Calabria, questa nostra terra, le nostre miserie, l’assenza del calabrese che reagisce, urla e finalmente esplode? Quanto?
«Tanto più la amo, tanto più mi incazzo. Sono fiero di essere calabrese. Sono tornato nella mia terra. La Calabria è però ancora classista, ma queste classi non hanno coscienza dei loro difetti e delle loro potenzialità. Addirittura, non collaborano e non provano a superarsi. Il potere è ancora usato come arma di ritorsione, per dimostrare chi è il più forte. L'emancipazione è lenta, tutto questo non lo sopporto. E poi sono stufo di salutare annualmente qualche amico che va a cercare fortuna altrove, perché costretto dall'ottusità della classe dirigente e degli imprenditori-padroni»
Abbiamo un amico in comune con Martino: Salvatore Conaci, uno dei giovani scrittori calabresi emergenti, a mio avviso tra i migliori in Italia di questa generazione.
Anticipandogli la mia idea di una chiacchierata con te, mi ha scritto: «Al liceo, leggevo Poe, Hemingway, Polidori, Calvino, ma non conoscevo altri coetanei che amassero leggere. Soprattutto, ero considerato eccentrico, a volte oscuro, perché i libri mi esaltavano più della movida». La curiosità di entrambi è questa: E che lettore eri tu, Martino Ciano, allora?
«Vorace, rispettoso e innamorato. Soldi in tasca ne avevo pochi. La pragmaticità dei miei genitori non prediligeva lo studio o l'arte. Bastava il minimo: il diploma; stessa cosa con i libri: erano importanti i testi scolastici. Un figlio innamorato della letteratura e della filosofia non se lo immaginavano, ma mi hanno lasciato libero, poi mi hanno persino incitato. Mia madre è diventata una lettrice».
Conaci giustamente osserva che oggi pare tutto diverso. I ragazzi che leggono si mostrano fieri. Sui social si scambiano citazioni, letteratura, storie. I lettori si incontrano, si confrontano. Ché la letteratura non serve a nulla, si sa, ma ha le sue sterminate funzionalità.
E tu, Martino caro, sei ottimista come Conaci? State investendo bene?
«Certo. La penso come lui, siamo grandi amici e parliamo spesso di questo argomento. Una cosa mi spaventa, che si legga solo per svago. Ecco, io penso che leggere sia prima di tutto un dialogo tra il lettore e il testo, pertanto bisogna averne rispetto. Dico sempre, cercate libri che lasciano in voi delle domande profonde. Un libro non deve "insegnare", ma "aprire" un dibattito con il mondo».
Martino Ciano, una laureato in Scienze Storiche all'Università "La Sapienza" di Roma, “ma non ho mai smesso di "giocare con i libri". Giornalista pubblicista, direttore responsabile della testata giornalistica "Digiesse News" di Radio Digiesse. «Racconto fatti, quindi solo la sera mi è consentito leggere i miei amati libri. Ho anche una grande passione per la scrittura».
Saluto Martino Ciano. Con lui c’è sempre tanto da apprendere.
«… il mondo è rappresentazione della volontà di ciascuno… ora andrebbe presa a calci in culo l’estate, tutta questa forzata spensieratezza fa male».