Una vita al servizio degli altri. Zia Peppa, all’anagrafe Giuseppa Anile, per tutti comare Peppina, ha spento cento candeline e, nonostante la delicata fase attraversata da Briatico per via dell’emergenza Covid, la frazione Potenzoni ha inteso stringersi a lei in un abbraccio ideale. Autonoma, arzilla, una donna generosa e legatissima alle tradizioni del paese. Sempre nelle prime file a messa, negli anni è divenuta un pilastro per l’intera comunità. La fatica non l’ha mai spaventata, così come le responsabilità. Durante le sagre si adoperava con le massaie del paese per la preparazione delle pietanze tipiche locali.
Minuta ma con una gran forza allestiva in poco tempo grandi vassoi di filejia e nacatole. E non solo. Fino a qualche anno addietro, era solita preparare tagliatelle per tutti: per la sua dottoressa, per il parroco del paese, per i vicini di casa. Stendeva queste grandi sfoglie di pasta su tovaglie candidissime e le lasciva seccare sul letto. Un’immagine che molti ricordano con grande tenerezza.
Durante la festa dell’Infiorata, inoltre, oltre a lavorare i fiori per i tappeti sacri, era lei a tagliare il nastro e dare ufficialmente il via alle celebrazioni del Corpus domini.

L'emigrazione in Argentina

La storia della sua vita ci viene raccontata dai parenti. Giuseppa è nata a Potenzoni il 14 marzo del 1921. Era la più piccola di cinque figli, due maschi e tre femmine. I genitori erano contadini, coltivavano piccoli appezzamenti di terra. Il periodo della guerra fu assai difficile, soprattutto per via dei bombardamenti: «Ci nascondevamo nelle campagne, avevamo tanta paura», racconta ai nipoti zia Peppa. Verso la metà-fine anni ’40, insieme alla madre decise di lasciare la Calabria e andare in Argentina, a Buenos Aires, ricongiungendosi con i fratelli che nel frattempo avevano aperto un ristorante. Il padre invece era rimasto in paese in attesa di concludere la vendita di terreni. Tuttavia, dall’altra parte dell’Oceano, la madre di Giuseppa cominciò a stare male. La donna soffriva di asma e il clima non aiutava: «I dottori ci consigliarono di rientrare in Italia. Così con mia mamma tornammo a casa».

Il ritorno in Italia

Finito il sogno argentino, zia Peppa trascorse la vita ad assistere i genitori. Con i fratelli riuscì a vedersi anni dopo, venuti a trovare la famiglia. Poi qualche altro sporadico contatto e infine più nulla. Venuta a mancare la figura materna, Peppa iniziò ad occuparsi anche della sorella e del cognato, entrambi con problemi di salute. Una vita dedicata alle esistenze altrui.

L'interprete del paese

Sfruttò in paese la conoscenza della lingua spagnola. Era una vera e propria “interprete” e, quando i parenti dei vicini di casa - emigrati nelle Americhe  - chiamavano i congiunti rimasti in paese, zia Peppa faceva da traduttore. Rispondeva alle chiamate e permetteva ai familiari di comunicare. 

Il compleanno dalla finestra

Tanti i fiori, dolci e messaggi di auguri che parenti e amici le hanno inviato in occasione del suo straordinario compleanno. Anche la giunta di Briatico, guidata dal sindaco Lidio Vallone, ha voluto omaggiarla insieme al parroco del paese, padre Luigi Scordamaglia. Lei si è affacciata dal suo piccolo balcone di casa e dalle finestre ha salutato i paesani passati a salutarla. Come una star d’altri tempi.