«Per una persona che vive in un paese senza censura questo tema è risultato interessante e stimolante per capire il funzionamento della società dove invece la censura era ferrea. Scoprire che persone, piuttosto che rinunciare a esprimersi e manifestare la propria opinione, hanno rischiato addirittura la vita, ha attirato in modo particolare la mia attenzione».

L’accademica tedesca esperta di letteratura e poesia russa del dissenso, Josephine Von Zitzewitz, ha spiegato così la nascita del suo percorso di approfondimento del fenomeno sociale, culturale e politico spontaneo che attraversò l’Unione Sovietica e nei Paesi del blocco orientale tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, noto come Samizdat. Cultura del dissenso del quale fu esponente anche lo scrittore russo, Aleksandr Solzenicyn.

A Reggio Calabria per ricevere il premio internazionale Città dello Stretto Giuseppe Casile, nell’ambito della 54^ edizione dei premi Rhegium Julii, la studiosa è stata accompagnata da Andrea Gullotta, esponente dell’articolazione italiana dell’associazione Memorial di San Pietroburgo. Fondata in Russia per promuovere i diritti umani è stata destinataria, con l’associazione dei Diritti Civili Ucraina, del Premio Nobel per la Pace 2022

Con lei anche Elena Kostioukovitch, nata a Kiev in Ucraina, da anni cittadina italiana, traduttrice di Umberto Eco in Russia e autrice del recente volume “Nella mente di Vladimir Putin”.

«La vittoria di Putin sarebbe una minaccia per l'Europa»

«Siamo nella fase della guerra, in cui entrambe le parti dicono che la vittoria sarà loro. Ma cosa accadrà realmente, dipende molto dal mondo. Se dovessero vincere Putin e la federazione Russa com’è adesso, sicuramente questo processo non si fermerà con un peggioramento della situazione politica in tutto il mondo. Ciò costituirebbe una minaccia seria all’Europa, all’Italia e a tutti i paesi», ha spiegato la scrittrice e traduttrice russa di origini ucraine, Elena Kostioukovitch.

«La più bella letteratura è quella che sfida la censura»

Anche Josephine Von Zitzewitz si è soffermata sull’attuale momento che sta vivendo la Russia e sull’impatto della guerra in Ucraina sulla libertà di espressione.

«Ho scoperto la più bella poesia e la più bella letteratura russa, studiando il Samizdat. Mi sono resa conto che in ogni paese la cultura più alta e la letteratura più bella sono sempre state quelle che hanno sfidato la censura, opponendosi a ogni forma di oppressione e attacco alla libertà. Mi sono appassionata pensando a coloro che scrivendo, hanno posto a repentaglio il bene supremo della vita, e che, nonostante ciò, hanno continuato a farlo. Certo oggi, come allora, in Russia chi vuole cercare e raccontare la verità, chi vuole una vita culturale libera e di qualità non può pensare di farlo restando in patria ma deve andare via. In ragione del contesto bellico in atto con l’attacco russo all’Ucraina, il quadro è aggravato anche dalla censura militare. Dunque è punito chi minaccia questo processo di conquista del paese autonomo e libero che la Federazione Russa di Putin sta portando avanti. Anche oggi come allora, quindi, coloro che vogliono esprimere in libertà la loro opinione sono costretti a pubblicarsi da soli, ricorrendo a internet e a canali non dello Stato. Sono motivi politici quelli che spingono in Russia a questa pubblicazione autonoma. Il fenomeno, dunque, è molto affine al Samizdat che in russo vuol dire proprio “mi pubblico da solo”», ha sottolineato ancora Josephine Von Zitzewitz.

Il valore civile della parola

La riflessione, non solo per la guerra russa che imperversa in Ucraina, conduce al valore civile e sempiterno della parola, minaccia di ogni regime perché linfa di ogni forma di stato e di governo che si autodetermini dal basso, sfidando ogni potere precostituito.

«La cultura del dissenso nelle società democratiche non assume i connotati di una lotta ma è una sua matrice, una sua viva componente. Come un processo di genesi che porta innovazione e parte quasi sempre espressione del basso, da qualcuno che protesta per il cambiamento, per la trasformazione la condizione del momento. Questo è il dissenso nelle società democratiche», ha concluso la studiosa tedesca Josephine Von Zitzewitz.