Lo Strega continua a mormorare incantesimi calabresi. Dopo la chiamata in corsa di Mimmo Gangemi e del suo “Il popolo di mezzo”, oggi è arrivata l’ufficialità di una seconda candidatura, quella dello scrittore cosentino Giuseppe Aloe con il suo “Lettere alla moglie di Hagenbach” (Rubbettino, pp. 200).

Nato a Cosenza, classe nel 1962, Aloe ha pubblicato con Giulio Perrone Editore il volume di racconti “Non pensare all’uomo nero… dormi” (2005) e i romanzi “Non è successo niente” (2009) e “Lo splendore dei discorsi” (2010; finalista al Premio Penne), “Ieri ha chiamato Claire Moren” (2018), “La logica del desiderio” (2016, finalista allo Strega).

«Questo nuovo romanzo di Giuseppe Aloe, già finalista al Premio Strega nel 2012, è un noir psicologico, un romanzo all’inseguimento del sé, scritto con un linguaggio che ha tensione poetica. Dedicandosi alla ricerca dello scomparso scrittore Hagenbach, il criminologo di fama internazionale Flesherman, cui è stato diagnosticato un incipiente Alzheimer, tenta di restare aggrappato alla sua identità che sente sfuggirgli, e con essa lo stesso senso del mondo». Queste le parole dell’amico della domenica Corrado Calabrò che ha proposto il romanzo di Aloe per la corsa allo Strega.

“Lettere alla moglie di Hagenbach” con un linguaggio visionario che incrocia il registro epistolare con i ritmi del grande noir, riesce a stimolare l’immaginazione del lettore e a coinvolgerlo emotivamente in una ricerca che lo porterà in luoghi inaspettati.

Aloe racconta la storia di Flesherman, un noto criminologo, la cui vita tranquilla a un certo punto s’inceppa. I primi segni della demenza senile lo avvertono che ormai ha poco tempo prima che sopraggiunga il buio nella mente. Rincorre la risoluzione del giallo sul corpo di Rosa Luxemburg in una Berlino gelida e grigia immergendosi, intanto, nella fluida consistenza di una memoria sempre più sfuggente.