VIDEO | Un parterre di nomi di grande richiamo quello che ha arricchito l’edizione 2020 del prestigioso evento letterario che l’anno prossimo compirà 10 anni
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In un’aria d’estate piena, il color bronzo della golden hour bagna il centro storico di Cosenza per la consegna dei riconoscimenti ai vincitori 2020 del “Premio Sila ‘49”. «Potevamo scegliere di chiudere l’anno scorso con una cerimonia in streaming, ma abbiamo preferito aspettare e la pazienza ha pagato».
Gemma Cestari è la direttrice di una manifestazione letteraria che l’anno prossimo compirà il decimo anno di vita. «È nata in Calabria, a Cosenza, ma parla all’Italia tutta. Abbiamo avuto, nella nostra storia, finalisti di grandissimo livello e una giuria di qualità che, spesso, si è scontrata in amabili discussioni. Siamo veramente felici di riaccogliere il pubblico nel nostro splendido centro storico e stiamo già lavorando all’edizione 2021».
Tra il pubblico presente ieri all'Arenella, amanti della lettura ed esponenti della politica. L’astrofisica e assessore regionale Sandra Savaglio, l’assessore regionale Fausto Orsomarso e, seduti vicini, il senatore pentastellato Nicola Morra e il candidato alle prossime elezioni regionali Luigi De Magistris.
Il podio del 2020
Ad Anna Bonaiuto, che ha ricevuto il premio alla carriera 2020, è stata affidata l’ouverture della due giorni di eventi con una lectio magistralis dal titolo “Alla ricerca dell’attore perduto”, un viaggio nella memoria arricchito da gustosi aneddoti sui grandi protagonisti del teatro e del cinema italiano, da Ronconi a Servillo. «Questo è un premio ad una categoria – ha detto la Bonaiuto – non soltanto a me. Un premio soprattutto al mondo dei giovani attori e attrici che in questi mesi hanno vissuto enormi difficoltà».
Al botanico e scienziato calabrese Stefano Mancuso, autore de “La nazione delle piante” (Laterza) è stato consegnato il premio per la sezione Economia e Società. Insieme a Tomaso Montanari, storico dell’arte, professore universitario e giurato del Premio Sila, venerdì mattina Mancuso ha parlato dell’importanza del mondo vegetale. «Dovremmo piantare mille miliardi di alberi e questo potrebbe ridurre di due terzi le emissioni di Co2 e risolvere così per qualche tempo la terribile crisi ambientale che stiamo attraversando. Certo, non è facile, non è economico, non è popolare. Ma è possibile e anche bellissimo».
Dalle periferie alla ribalta
Grande attesa per il vincitore della sezione “narrativa”, Jonathan Bazzi, autore del best seller “Febbre” (Fandango), già finalista al Premio Strega. Bazzi racconta nel suo romanzo d’esordio la vita nella periferia di Milano. A 31 anni nel 2016, in un giorno di gennaio la febbre lo ammanta e non va più via, da lì la scoperta della sua sieropositività.
«Sono stato un adolescente incostante, solo nella scrittura ho trovato una passione vera» ha detto. «Ho un rapporto di esteriorità con la mia stessa esperienza. Non mi identifico con i fatti che mi sono accaduti. Vivendo è come se le cose ci scorressero davanti, un po’ come se fossimo spettatori della nostra stessa esistenza» ci ha raccontato lo scrittore. «In questo spazio di separazione tra lo sguardo neutro e la realtà, ho cercato di raccontare le cose che trovo più interessanti, esperienze coperte da tradizioni di pudore come nel caso dell’Hiv e delle violenze domestiche o assistite, o certi luoghi che hanno caratteristiche particolari e costituiscono delle comunità a sé». Jonathan Bazzi ha appena finito il suo secondo romanzo che uscirà l’anno prossimo. «Avevo cominciato a scrivere già nel 2019 e ora sono in dirittura d’arrivo, vedremo che accadrà».