Dello sconfinamento nella narrativa di Mimmo Nunnari, con il suo racconto “Guerra e Amore nell’Italia di Mussolini”, si è discusso a Polistena su iniziativa dell’associazione culturale Marafioti. Il giornalista con alle spalle una prolifica produzione di saggi sulla Calabria e il Mezzogiorno, dopo la presentazione del presidente Piero Cullari, ha dialogato con Maria Luisa Parlà e Francesco Nasso, illustrando le ragioni – non solo personali – che l’hanno portato a questa 11° pubblicazione. «Le lettere che mio padre scrisse a mia madre durante la Seconda guerra mondiale – ha rimarcato – le ho viste anche come l’occasione per un doveroso ringraziamento che noi dobbiamo a quella generazione a cui il conflitto negò la gioventù, impegnata poi nella ricostruzione e nel varo della Repubblica democratica che non sempre oggi riusciamo a difendere».

L’incontro, svoltosi nella pregevolissima aula di esame del polo universitario – tra sculture e quadri che sono un vero vanto della vocazione culturale di Polistena – rientra nel filone della collaborazione ormai consolidata tra l’associazione Marafioti e Pegaso, ricordata da Giovanni Laruffa nei suoi saluti, ed è servito anche ad offrire un manifesto di pace in questi tempi di guerra.

«Tra guerra e prigionia – ha concluso Nunnari – mio padre rimase 11 anni lontano da casa, alleggerendo grazie al sentimento e alla scrittura quel fardello doloroso, e il fatto che una volta tornato si sia sposato per mettere su famiglia lo voglio segnalare come un simbolico trionfo dell’amore sull’odio. La storia di quell’amore e della mia famiglia è l’affresco che può consentirci di fare memoria su quegli anni duri e per guardare da vicino che ruolo ha avuto la società calabrese in quella tragedia, che speranza hanno nutrito i suoi giovani, che impegno civile li ha animati».