Un colpo al cuore dei più giovani quello inferto dalla pandemia che, per molti mesi, ha limitato la libertà personale di tutti, adolescenti compresi. L’onda del virus ha urtato contro un’età in cui uscire, relazionarsi, frequentare ambienti diversi dalle quattro mura di casa, è fondamentale per la formazione dell’individuo che sarà. Eppure le cose sono andate in modo inaspettato e un male, nuovo e dilagante, ha costretto a rividere i progetti di tutti, forse anche sogni, ribaltando prospettive e immaginazione.

Pier Pietro Brunelli, psicologo junghiano, fondatore e presidente dell’associazione culturale Albedo per l’immaginazione attiva, è uno dei massimi esperti italiani sulle dinamiche relazioni amorose distruttive, autore di diversi volumi (l’ultimo è “L’Alba che cura il cuore, Lindau ed.) e a Cosenza, durante l'incontro al Chiostro di San Domenico, ha parlato anche di questo: dell’amore nei più giovani al tempo del Covid, insieme allo psicologo e autore Gaetano Marchese, nella serata conclusiva della settima edizione di Corti Cosenza, il festival diretto da Vera Segreti, fondatrice e direttore artistico dell'associazione Teatro in Note.

«Sicuramente i ragazzi hanno sofferto tantissimo in un momento della vita in cui, di solito, nascono le prime ispirazioni e i primi impulsi sessuali – spiega Brunelli -. Dalla mia attività di psicologo ho rilevato come, durante il periodo di "chiusura", alcuni ragazzi siano maturati sviluppando fantasie amorose in forma più poetica, condividendo, anche se da lontano, i momenti di tristezza con il proprio fidanzato o fidanzata, scoprendo così una sorta di “conforto dei sentimenti”».

Ma, d'altro canto, c’è stata anche una percentuale di ragazzi che ha interiorizzato la sofferenza del distacco dal mondo, cronicizzando dentro un dolore che si è così cementato. «Non tutti hanno avuto la possibilità di vivere un amore anche se a distanza – aggiunge - perché non c’era stato il tempo di vederlo sbocciare. Questi ragazzi hanno solo subito le conseguenze dell’estrema confusione che li ha investiti, parlo delle informazioni contrastanti che arrivavano proprio dal mondo degli adulti, quel mondo che invece doveva offrire certezze e solide sicurezze. Ecco, adesso quel buco va riempito, quella ferita va rimarginata ed è qui che entrano in gioco educatori e noi psicologi».