L’Archivio di Stato di Cosenza ha ospitato la mostra “Goodbye Lynch”, un evento speciale dedicato a David Lynch, uno dei registi più influenti della storia del cinema, capace di ridefinire il linguaggio cinematografico attraverso le sue narrazioni enigmatiche e le sue visioni surreali.

Organizzata in collaborazione con “ÇÎNÉRGÏE - Insieme per il Cinema”, un progetto di rete che unisce le associazioni “I Cinefamelici”, “Cineforum Falsomovimento” e “Centro culturale Cinepresi”, la mostra ha visto la partecipazione diversi artisti che hanno reinterpretato l’immaginario lynchiano attraverso illustrazioni, pittura e fotografia, creando un percorso evocativo e immersivo.

La giornata inaugurale ha trasformato lo spazio espositivo in un’esperienza sensoriale affascinante, con live painting, performance musicali, reading letterari e laboratori artistici.

Grazie all’impegno di realtà culturali locali e alla partecipazione di esperti, l’evento ha creato un dialogo tra la memoria cinematografica cosentina e l’eredità artistica di Lynch, ribadendo come il cinema abbia la capacità di unire, ispirare e stimolare nuovi percorsi creativi.

Abbiamo discusso della mostra con Luca Scarcello, presidente de “I Cinefamelici” e portavoce del progetto, che ha evidenziato il valore culturale della mostra e l’impatto di Lynch come artista capace di trasformare il cinema con il suo linguaggio innovativo e le sue narrazioni enigmatiche.

Qual è stata la motivazione principale che ha spinto a dedicare una mostra a David Lynch?

«Il gruppo “ÇÎNÉRGÏE” è nato nel 2024 per organizzare eventi collegati ad anniversari, ricorrenze speciali e omaggi ai grandi autori della storia del cinema. Dopo la nostra prima esperienza del 6 e del 10 dicembre, in cui abbiamo celebrato i 40 anni del film “Paris, Texas” di Wim Wenders noi, e tutta la comunità cinefila, siamo rimasti profondamente colpiti dalla notizia della scomparsa di David Lynch, avvenuta il 16 gennaio di quest’anno. La motivazione principale che ci ha spinti a voler organizzare una mostra, propedeutica alla visione in sala dei suoi film, è stata l’osservazione ammirata di un grande sentimento di passione e gratitudine che numerosi artisti esprimevano in quei giorni sui social. David Lynch, oltre che un importantissimo regista che ha scolpito nell’immaginario del pubblico il suo stile inconfondibile, è stato anche pittore, fotografo, scrittore e musicista. Per cui una mostra-evento che contenesse tutte queste arti ci sembrava l’idea più giusta per attivare la rete di artisti e associazioni che già hanno collaborato con noi in passato».

Come è avvenuta la selezione degli artisti e delle opere dedicate a Lynch? Quali criteri hanno guidato la scelta delle opere esposte?

«Nelle intenzioni di pura condivisione e libera espressione del proprio contributo in memoria di David Lynch, l’iniziativa è partita da una “Call to art” aperta a tutti: illustratori, pittori, fotografi, scrittori, scultori, musicisti, videomaker etc. Abbiamo diffuso l’annuncio sui nostri canali social, e a ogni incontro cinefilo della città nel mese successivo, con l’esplicita premessa che non ci sarebbe stata una selezione di tipo qualitativo e che sarebbero state ammesse tutte le opere che rispettassero l’attinenza al tema e la richiesta di una descrizione di quest’ultime che includesse una personale sintesi della propria esperienza d’incontro con la filmografia del maestro, e di come questa li abbia ispirati nel loro lavoro».

Durante la fase di ricerca sono emerse comunità di cinefili o artisti (anche e soprattutto locali) particolarmente interessati al cinema di Lynch? Quali dinamiche hanno favorito questa attenzione verso il lavoro del regista statunitense?

«Il progetto “Goodbye Lynch”, oltre alla mostra “permanente” presso l’Archivio di Stato di Cosenza, prevedeva sin da subito una giornata speciale che includesse tutte le performance live che avrebbero permesso ai visitatori di immergersi nelle tematiche e nelle arti care al regista. Da qui una ricerca, parallela e specifica, ci ha condotto a conoscere e invitare associazioni e collettivi di artisti che avevano già dimostrato in altri ambiti il comune interesse per il cinema di Lynch e/o a cui abbiamo richiesto un contributo esperienziale e divulgativo affine alle loro competenze. La poliedricità di Lynch ha lasciato il segno in qualunque realtà culturale o singolo artista che abbiamo incontrato, o che ha inviato la sua opera spiegandone la genesi».

Quali elementi distintivi della poetica filmica di Lynch si riflettono nelle opere esposte? Ci sono tematiche o simbolismi ricorrenti che gli artisti hanno reinterpretato?

«A partire dal “semplice” omaggio alla figura stessa di David Lynch i cui iconici ritratti, già in vita, hanno contribuito ad accrescere la fascinazione del pubblico verso un artista a dir poco unico anche nelle sue più recenti apparizioni, fino alla reinterpretazione dei suoi più celebri personaggi e degli oggetti più simbolici dell’intera filmografia, le opere in mostra e le descrizioni sopracitate racchiudono in una forma del tutto naturale e non prestabilita, gli elementi distintivi della sua poetica: il mistero, l’onirico e il perturbante. Particolarmente ricorrenti gli omaggi a “Twin Peaks”, il prodotto forse più popolare con cui Lynch ha rivoluzionato il concetto di serie Tv e ha fatto appassionare diverse generazioni di cinefili e non».

Qual è stata la reazione del pubblico alla mostra? Ha suscitato particolare curiosità, discussioni o confronti tra visitatori ed esperti?

«Insieme alla direzione e allo staff dell’Archivio di Stato di Cosenza siamo lieti di poter affermare che la risposta del pubblico è stata sorprendente. Oltre 300 ingressi di visitatori appartenenti a target e provenienze più svariate, come testimonia il libro delle firme, hanno partecipato all’evento inaugurale con un alto livello di coinvolgimento interattivo dato dall’incontro con gli artisti con cui condividere impressioni e ricordi, l’ascolto delle performance, la partecipazione ai dibattiti con gli esperti e soprattutto l’interazione “manuale” di grandi e piccoli con i laboratori artistici. Tutti momenti catturati da immagini e video disponibili sulla pagina instagram @cinergie.cs».

Questa mostra dedicata a Lynch potrebbe diventare un punto di riferimento per iniziative future incentrate sempre sul rapporto tra arte visiva e cinema? Sono previsti sviluppi o collaborazioni a partire da questa esperienza espositiva?

«L’esperienza pregressa di diversi membri del gruppo ÇÎNÉRGÏE è già da tempo improntata sulla volontà di offrire uno spettro ampio di contenuti artistici a sostegno della divulgazione della cultura cinematografica in occasione di proiezioni importanti nell’ambito di cineforum, festival, rassegne tematiche e distribuzione di classici al cinema. A ciò si unisce la rete sopracitata di artisti sempre pronti a contribuire, sotto la nostra guida, con opere precedentemente realizzate o pensate in esclusiva. Il cinema è di per sé è un contenitore di arti che ci piace pensare stimolerà sempre l’ideazione di iniziative simili a “Goodbye Lynch”. La nostra prossima iniziativa sarà legata alle celebrazioni per l’ottantesimo Anniversario della Liberazione, e ci vedrà tra i protagonisti di una rassegna di eventi organizzata da diverse associazioni cosentine dal titolo “80 anni oltre il ponte. Spazi resistenti in città”. Martedì 29 aprile, presso il cinema Citrigno proietteremo il film “Roma città aperta” di Roberto Rossellini accompagnato da interventi critici, materiali d’archivio e un’esposizione di locandine».

Ci sono collegamenti tra il cinema di Lynch e temi o atmosfere presenti nel contesto culturale e sociale di Cosenza? In che modo questa sezione dialoga con la memoria cinematografica locale e, dunque, con la mostra sul cinema cosentino degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso?

«Cosenza ospita da anni una comunità molto attiva di cinefili, appassionati di cultura e, per l’appunto, associazioni che promuovono la socialità attraverso la fruizione dell’opera cinematografica nel suo luogo naturale: la sala. Lo stesso evento da noi organizzato l’11 marzo prevedeva anche la proiezione speciale al cinema Citrigno di due film “The Straight story” e “Mulholland Drive”, in versione originale sottotitolata, così come pensati e restaurati dallo stesso Lynch. Per questo la mostra documentaria che testimonia la presenza di numerose sale e arene cinematografiche nel dopoguerra cosentino ha creato un connubio ideale con la mission che il nostro lavoro di volontari si propone di ottenere: riportare la gente al cinema!».

Come si è svolta la giornata inaugurale della mostra? Quali riflessioni sono emerse sull’influenza artistica di Lynch e sul rapporto tra il suo cinema e la pittura?

«L’inaugurazione del 9 marzo è stata un’esperienza indimenticabile. Una location istituzionale e importantissima per la preservazione della cultura ha aperto le sue porte alla città, e di questo ringraziamo la Dott.ssa Spadafora, offrendo la possibilità di conoscere e condividere. Dopo l’apertura della mostra contenente le opere di 25 artisti locali e non, si sono susseguiti: un reading/intervista tratto da testimonianze del Lynch pittore a cura del “Nucleo Kubla Khan”, un laboratorio di stampa tipografica e incisione a tema a cura della stamperia artigiana “Senza Pressa”, un defilè con costume di upcycling a cura di “VersUp”, un live painting a tema a cura di Elisa Trapuzzano e Marco Serravalle, un video contributo sulla filmografia di Lynch da parte del critico e docente dell’università di Bologna Roy Menarini, un intervento in video-call dell’esperto di filosofia ed etica della narrativa Aldo Pisano che ha discusso con il pubblico di Lynch e serie-tv, e infine un’esibizione di musica dal vivo a cura di Emanuele Gallo e Simone Puntillo».

Ci sono stati visitatori durante tutta la durata della mostra che hanno condiviso riflessioni o esperienze personali legate al cinema di Lynch? Qual è stato il tipo di pubblico maggiormente attratto dalla mostra?

«Per i numeri dell’affluenza relativa ai giorni a seguire bisognerebbe chiedere alla Dott.ssa Spadafora, ma possiamo sicuramente dire che abbiamo continuato a ricevere feedback di apprezzamento e gratitudine da parte di diversi fruitori che non hanno potuto assistere all’inaugurazione. Il target, come già detto, è stato dei più vari. Sia per età che per interessi. Questo a dimostrazione del fatto che il cinema può essere veicolo di divulgazione universale e democratica contagiando in diversi modi l’anima di chiunque sia disposto a “sognare”».

Qui di seguito, a conclusione, i nomi e i profili Instagram dei 25 artisti in mostra: Ada Alvaro @rigel.., Federica Armeni @octopusssvision, Fabrizio Bandini @bandini_fabrizio, Lelio Bonaccorso @leliobonaccorso, Gianfranco Brogli @brozmarxhazard, Francesco Emanuele Capogreco @francesco_emanuele_capogreco, Lorella Ciancio @kelya_black, Ilaria Commisso @ilariaconlay, Nadia Fedele @nadianoie.art, Francesca Gaudio @frankienstein13, Letizia Guzzo @letizia.guzzo, Marie Infame @marieinfame, Enriqueta Martì @enriquetamarti2025, Matteo Loprete @madmatth_, Francesco Montesanti @francescomontesanti_illustra, Ivan Pezzullo @forteschio, Natalino Preite @natalinopreite, Giulia Renzi @grenzi, Ivana Russo @ivankar66, Roberta Scardamaglia @robirosca, Marco Serravalle @marcoserravalle1st9, Elisa Trapuzzano @bee.roquentin, La Faccia della Luna @lafacciadellaluna, Senza Pressa Stamperia Artigiana @stamperia.senza.pressa e VersUp @versup87100_.