Fare una passeggiata nei luoghi che si conoscono a memoria e compiere, per puro caso, una importante scoperta scientifica. È quello che è capitato a Felice Lucchese, muratore con origini verbicaresi ma residente a Santa Maria del Cedro con la passione per la natura, esperto escursionista e profondo conoscitore del territorio dell'alto Tirreno cosentino. Grazie al suo intuito, si è venuti a conoscenza della presenza di ammoniti, un particolare gruppo di molluschi cefalopodi scomparsi 65 milioni di anni fa, ritrovati calcificati in una roccia di una zona particolarmente impervia di Verbicaro, raggiungibile solo con mezzi e attrezzatura adeguate.

La scoperta casuale

Sono i primi giorni di luglio e un gruppo di escursionisti sta camminando lungo i sentieri di località "Malipurtusi". Questi, però, sono scalmanati e rischiano di perdersi, così Felice Lucchese allunga il passo e sale su una roccia per essere sicuro di avere tutto sotto controllo e di non incappare in spiacevoli episodi. Ma quando, per un caso meramente fortuito, l'uomo rivolge lo sguardo verso il basso, si accorge che su quella stessa roccia ci sono numerosi ammoniti. Ma per esserne sicuro, scatta delle foto e le invia nelle chat del gruppo Club Alpino Italiano della sezione Verbicaro, dove le sue ipotesi vengono confermate.

Il geologo: «Scoperta eccezionale»

Forte dello straordinario ritrovamento, Lucchese informa subito il geologo Vincenzo D'Amante, che con lui condivide l'amore per la sua terra e passione per i paesaggi montani. L'esperto e studioso stenta a credere ai suoi stessi occhi: «In nessun libro si fa riferimento ad ammoniti in questi luoghi. È incredibile».

250 milioni di anni fa o più

La formazione della roccia su cui insistono gli antichissimi molluschi risale a circa 250 milioni di anni fa, ma per calcolare l'età esatta degli ammoniti bisognerà condurre un lungo e approfondito studio. La geologia ha individuato le prime tracce nel periodo Devonian (il quarto dei sei periodi in cui è suddivisa l'era del Paleozoico), ossia 400 milioni di anni fa, mentre si sarebbero estinti 65 milioni di anni fa, un arco di tempo vastissimo durante il quale la crosta terreste ha subito drastici cambiamenti, lasciando affiorare i detriti delle terre emerse. «All'epoca - dice D'Amante, non c'era la vita sulla terra, ma nel mare sì».

«Speriamo nella valorizzazione»

«Quello che più vorrei - dice in ultimo l'autore della scoperta -è che la Regione Calabria, il Parco Nazionale del Pollino e la Sovrintendenza prendessero atto del ritrovamento e valorizzassero l'intero territorio». Ad ogni modo, per uno studio ufficiale si dovrà dare avvio a un apposito iter, ma intanto, da giorni, numerosi esperti di tutta Italia chiedono già di potersi interessare alla vicenda.