Il ponte del diavolo, un luogo incantato del Pollino, ha una storia straordinaria alle spalle, una leggenda nera tipica del mondo arbëresh, dove il confine tra vita e morte è sottilissimo. Il brivido corre lungo la storia della costruzione di questo ponte che offre una vista panoramica di indecifrabile bellezza. La bellezza, si sa, ha sempre fatto paura ai popoli, perché nasconde l’idea dell’inganno, l’ombra del demonio. La costruzione di strade e ponti, nei secoli scorsi, era legata a conoscenze profondissime e non slegate da certa spiritualità; sono luoghi di passaggio, opportunità di arrivare o di allontanarsi, condutture verso zone oscure di sé o la luminosità delle scelte di vita giuste.

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I lavori per terminare il “ponte del diavolo” sembravano infiniti ed ecco che quando un ostacolo materiale si presenta, la fantasia popolare elabora storie in cui verità e simbologia raccontano i valori della comunità. Vita e morte sono al centro della fantasia arbëreshe perché la necessità di fare scelte importanti è tipica del mondo albanese. Il sacrificio finale di un animale rientra in una ritualità antica, forse cruenta, ma che ancora oggi suscita un profondo senso di smarrimento e di fascino verso una realtà di messaggi e simboli da decifrare, ancora ricchi di significato attuale.