VIDEO | Un lavoro di ricerca portato avanti da Carmine Stamile per mettere insieme la tradizione musicale religiosa del mondo cattolico con quella relativa al rito greco-bizantino tipico degli arbëreshë
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La “Passione vivente” di Cerzeto è stata anche riscoperta degli antichi canti di Giulio Variboba del 1762, un lavoro di ricerca portato avanti dal prof. Carmine Stamile con il gruppo di ricerca musicale e di performance “Shpirti arbëresh”: obiettivo è stato quello di mettere insieme la tradizione musicale religiosa del mondo cattolico con quella relativa al rito greco-bizantino tipico degli arbëreshë.
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L’attaccamento alle tradizioni, infatti, ha determinato la volontà di individuare un filo conduttore nel sentire religioso delle due tradizioni che a Cerzeto come in tutti i paesi dell’Arbëria si fondono. Si è trattato dunque di un esperimento artistico ma anche sociale, come indicato dall’evento stesso, la crocifissione di Gesù, momento spirituale estremamente sentito in entrambe le tradizioni. D’altra parte la grande partecipazione di persone ha ben dimostrato tale attaccamento.
Elisabeth D’Elia, presidente dell’associazione, ha messo in evidenza come i canti abbiano non solo arricchito il repertorio canoro, riscoprendo dei veri gioielli musicali, ma per la loro stessa natura abbiano permesso la possibilità di inserire all’interno del coro che accompagna le stazioni religiose l’uso degli abiti arbëreshë, in particolar modo degli abiti semplici, quotidiani. Se infatti spesso le esibizioni della moda arbëreshe dà spazio soprattutto agli abiti di gala e da sposa, a restare in ombra sono proprio gli abiti quotidiani che hanno però la loro grande importanza. Il canto di dolore della Passione di Cristo ha visto, dunque, sfilare insieme dei veri simboli della vita degli albanofoni in Calabria: le note del loro dolore con la semplice austerità dei loro abiti quotidiani.