«Non più suonatori di tarantella ma musicisti completi, intrisi dalla musica popolare della nostra tradizione mediterranea e pronti a fare il passo successivo. Senza più stigmi e con maggiore consapevolezza. Proprio dal sud, e dalla Calabria in particolare, sta crescendo un movimento culturale nuovo, puntuale nel riconoscere le esigenze del pubblico, capace di far pensare, di fare ridere e di fare piangere. Per i miei studenti non posso che vedere un futuro luminoso». 

Parte dal giovane conservatorio di Nocera Terinese il nuovo corso della musica popolare calabrese. Francesco Loccisano – musicista, compositore, una vita sul palco imbracciando una chitarra – è il docente del primo corso di chitarra battente in Italia. È lui ad avere portato fino alla laurea i primi quattro musicisti che hanno completato il percorso di formazione attivato dal dipartimento di musica tradizionale con indirizzo strumentale del “Tchaikovsky”.

Una sorta di rivoluzione in un mondo accademico che fino all’altro ieri, aveva relegato la musica popolare nel recinto di una formazione unicamente teorica, più vicina all’antropologia che alla musica vera e propria. Una rivoluzione che, nel tempo, si è aperta anche ad altre discipline includendo nel percorso di studi anche la lira calabrese, il canto popolare, il tamburo a cornice, la zampogna e l’organetto.

«Si chiamano Giuseppe Braccio, Patrick Ippazio Rizzello, Luca Bersaglieri e Giuseppe Muraca – racconta fiero Loccisano all’indomani della consegna del diplomi – e sono i primi quattro musicisti a laurearsi in Italia in chitarra battente. Musicisti, non suonatori. È una differenza importante. In passato, se ti approcciavi a questo mondo, venivi considerato un suonatore della tradizione, adesso non è più così. I nostri ragazzi studiano musica a 360 gradi. Ogni studente si occupa di etnomusicologia, storia della musica, armonie jazz e teoria musicale. Persino di musica da camera. A questo percorso noi abbiamo aggiunto anche una fase creativa, dedicata alla composizione e mantenendo come base di partenza la linea del filone mediterraneo, senza tuttavia precludersi altri orizzonti».

La tradizione senza i limiti imposti dalla tradizione stessa: un’evoluzione musicale che comincia a prendere piede tra gli appassionati grazie un movimento in crescita che è già riconoscibile fuori dai confini regionali «e che col tempo porterà quei suoni impregnati della nostra cultura ad essere immediatamente associati dal pubblico al nostro territorio. Un po’ quello che è successo con il Flamenco in Andalusia. Il mondo accademico si è accorto di questa trasformazione in atto e ora i corsi di musica popolare in tutta Italia sono diventati 12».

E se questa evoluzione della musica popolare che parte dalla Calabria e «che non cancella né denigra le tarantelle» ha iniziato a farsi strada, molto dipende dalle trasformazioni che hanno riguardato gli strumenti musicali, battente in testa. «Mastru Concenzio Cannatelli – racconta ancora Loccisano – era un artista nella creazione di chitarre battenti. Metteva i chiodi come tasti. Le sue chitarre funzionavano, ma erano costruite per i “suonatori” di battente. Quelli che tornavano dopo una giornata in campagna e suonavano per gli amici o per le feste. Suonavi lo strumento solo in “prima posizione”, non ti muovevi da lì e in quelle occasioni la chitarra faceva perfettamente il suo lavoro. Ma mastru Concezio era lo stesso che ti diceva che le sue chitarre andavano bene anche come comodino per poggiarci le cose sopra. Adesso le chitarre battenti sono diventate un’altra cosa e i musicisti tendono a customizzarle secondo i loro gusti musicali, rinnovandole e portandole alla pari con gli altri strumenti, dove meritano di stare. I nostri ragazzi suonano battenti moderne (realizzate, a mano, sul modello che lo stesso Loccisano ha contribuito a ideare) e non potrebbe essere altrimenti. Uno strumento concepito con i metodi antichi non sarebbe adatto al tipo di musica a cui lavorano i nostri studenti».

Negli anni, seguendo il vento del primo Tarantella Power di Caulonia, in Calabria sono spuntati come funghi decine di rassegne, raduni e feste di paese che hanno contribuito a fare uscire dall’angolo la musica popolare. Da quel mix di piazza e “rote” di tarantelle «è nato un movimento più articolato, penso a cantautori come Fabio Macagnino e Stefano Mujura, che prova a guardare al futuro senza più complessi di inferiorità. Quando ci siamo affacciati al mondo della musica della tradizione negli anni ’90 – racconta Loccisano a Lacnews24 – quasi ci si vergognava, ora non è più così e i 14 studenti da tutta Italia che frequentano i corsi a Catanzaro e a Nocera non fanno che confermarlo».