Il libro è il racconto a tappe dello sfascio della sanità, attraverso fatti ed eventi che si intrecciano e che sono rimasti nella memoria collettiva
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In Calabria la sanità è un concetto astratto. Si perde spesso nei meandri della burocrazia lenta e dei raccomandati, i “figli di”, i figli dei politici e dei mafiosi, che a volte sono la stessa cosa, i quali devono essere impiegati e sistemati col posto fisso grazie ai concorsoni costruiti su minura.
Poi ci sono i tagli alla sanità, quei maledetti tagli imposti dal Ministero della Salute alle regioni commissariate per il risanamento dei debiti, tagli al personale, ai medici, ai materiali, alle strutture, che negli ultimi anni in questa terra hanno fatto più morti della ‘ndrangheta, tra ritardi disumani, apparecchiature mancanti od obsolete e medici “implosi” a causa dello stress.
La "sanità organizzata" sul Tirreno cosentino
Nella zona del Tirreno Cosentino la sanità è un concetto, se possibile, ancor più abusato, violentato, bistrattato, complice il completo abbandono istituzionale che dura da decenni e che pare soltanto adesso cominci ad essere compreso, condannato e speriamo punito, grazie a una magistratura che sta cambiando il volto e restituendo dignità.
Questa terra è legata a doppio filo con la malapolitica e il potere deviato, ragion per cui il caos sulla sanità è diventata l’occasione migliore per farsi degli amici, di quelli che contano, di ottenere soldi, incarichi di prestigio e poltrone, a costo di sacrificare vite umane. Un meccanismo che non ha niente di così diverso dalla criminalità organizzata. Di qui il nome dell’opera della giornalista Francesca Lagatta, che vedrà la luce a febbraio 2019.
La speculazione politica
«Della “sanità organizzata” mi sono occupata sin dal principio, quando ancora non ne avevo neppure contezza e mi limitavo a raccontare i fatti, a contare i morti, a denunciare disagi ed episodi sospetti - racconta l'autrice -. L’ho capito poi, più tardi, che la riorganizzazione sanitaria sul Tirreno cosentino era frutto di un disegno politico più forte della legge e delle coscienze, più forte della disperazione della povera gente che chiedeva aiuto e riceveva in cambio la richiesta di un voto».
Una dura battaglia quella della cronista di Praia a Mare che una sera di inizio novembre 2012 diventa una missione. «Al ritorno da una cena con amici - confessa -, scopro che i vetri della mia auto sono stati devastati da enormi massi e le gomme sono squarciate. Ricordo la sensazione che provai, come fosse ieri. Prima è incredulità, poi è paura, ti corre un brivido lungo la schiena e rivedi la tua vita come le scene di un film mentre cerchi di capire cosa sia successo, chi può essere stato e perché. Non l'ho mai saputo, ma so bene che qualche giorno prima avevo smantellato un sistema di prenotazioni a intermittenza nell'ormai casa della salute di Praia a Mare, la struttura che aveva cessato la sua attività ospedaliera nove mesi prima per effetto della riconversione. Avevo inoltrato un esposto alla Procura e avevo portato la questione sulla stampa. Avevo scoperto sin da allora che qualcuno stesse manovrando qualcosa. Così, quella notte di novembre decisi che sarei diventata la spina nel fianco del potere».
Un viaggio nella sanità cosentina
"Sanità cosentina" è un percorso a tappe, in cui le storie di malasanità si intrecciano con fatti ed eventi rimasti impressi nella memoria collettiva, data per data, è una sorta di diario di bordo della drammaticità, è il racconto di una sanità strumentalizzata per mero tornaconto personale. E' principalmente la storia di un ospedale, quello di Praia a Mare, divenuto il simbolo di quella sanità che lotta per sopravvivere nonostante la regia occulta, è la cronaca dettagliata di un territorio che va da Tortora a Cosenza, una striscia di 100 chilometri circa, che prova a resistere alle conseguenze di una riconversione e di tagli illogici e scellerati.