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Giulia ha 31 anni, è bellissima ma con un velo di malinconia a increspare la dolcezza del suo sguardo e quei tratti tipicamente mediterranei. Giulia ha subito violenze dal suo uomo sin da quando erano fidanzati. Schiaffi, spintoni, prima presi sotto gamba poi diventati sempre più una parte quotidiana del rapporto, fino a coinvolgere i figli.
Violenze durate anche dopo il divorzio. Ma Giulia è una delle tante, tantissime donne che non hanno mai denunciato e che ad andare in caserma proprio non ce la fanno perché pensano che le conseguenze sarebbero ancora peggiori.
L'inizio dell'incubo
«E’ iniziato tutto quando eravamo fidanzati. Mi dava dei pizzicotti su tutto il corpo che mi lasciavano segni ed ematomi. Sembrava uno scherzo ma mi faceva male. Accecata dall’amore pensavo facesse parte dell’amore. Quando mia madre vide tutti quei segni mi chiese cosa stesse succedendo e io glie lo raccontai. Vidi che non era contenta, non mi rassicurò, mi disse che non doveva succedere più». Giulia è ancora adolescente, per lei è il suo primo fidanzato, cerca di rassicurarsi da sola, di riportare tutto ad un gioco.
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La paura di denunciare
Ma, purtroppo, le cose non migliorano anzi vanno sempre peggio. Dopo il matrimonio iniziano le vere e proprie violenze. Basta poco per accendere la furia del marito, un’opinione diversa dalla sua, qualcosa di non fatto. La famiglia si allarga, i bambini diventano due e il matrimonio, tra una scappatella e l’altra di lui, si arena.
Ma non si stemperano invece le sue incursioni violente in casa. «Una volta è venuto a casa e mi ha spinto mentre avevo in braccio il bimbo di pochi mesi. Mi ha dato un pugno in pieno viso causandomi poi un fischio all’orecchio durato parecchio tempo. Ha continuato sempre a minacciarmi, anche davanti ai bambini». E i figli hanno paura. Sono loro, a volte, a dirle di chiamare i Carabinieri. Ma lei non ce la fa. «Denunciarlo no – ci dice – ho sempre paura delle conseguenze. Nel mio cuore vorrei farlo, vorrei porre fine a tutto questo perché non si può vivere un’intera vita nel terrore ma ho troppa paura delle conseguenze».