Continua la lotta al Ponte sullo Stretto nonostante i nuovi decreti che il Governo ha posto in atto per frenare il conflitto e accelerare sull’opera. Ma il fronte del No cresce e non demorde, non spaventano neppure le paventate pene repressive. Si sono riuniti, oggi a Villa San Giovanni, per dare il via a una due giorni che apre nuove prospettive di lotta. E hanno trovato conforto anche in chi, conoscendo e vivendo la giurisprudenza, intravede non pochi pericoli nell’entrata in vigore del Ddl sicurezza e infrastrutture.

«Noi siamo molto preoccupati». Lo ha detto chiaramente il procuratore e segretario nazionale di Magistratura DemocraticaStefano Musolino, riconoscendo come esiste «un problema di gestione del dissenso. Siamo in un momento in cui scelte molto importanti si presentano davanti a noi. Ci sono riforme costituzionali rilevanti, idee diverse di Stato, di governo e di rapporti tra le istituzioni. La tutela del dissenso e la sua gestione credo debba passare da strumenti diversi da quelli penali».

Franco anche nel commentare le possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel progetto Ponte, Musolino ha ribadito come non debba passare il messaggio che in queste terre non si possa investire per colpa della ‘ndrangheta, tutt’altro. Per il procuratore, tuttavia, queste riforme e in particolare il DdL sicurezza possono essere controproducenti. «I conflitti possono essere deleteri se non si basano sul rispetto reciproco delle posizioni. Possono invece essere molto fruttuosi se vengono gestiti e governati. Ma per farlo, non si può ricorrere allo strumento penale, non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e, addirittura, criminalizzarlo».

Una posizione che vede i No Ponte delle due sponde, calabrese e siciliana, uniti nell’intento di non lasciarsi intimorire dalle posizioni assunte dal Governo e, per questo, continuare la lotta.
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