O in casa nasconde una piscina olimpionica, o non ha mai pagato la tassa e – quindi – ora che arriva è una legnata, oppure c’è qualche errore marchiano nel calcolo. Delle tre, una. Perché se ti arriva una fattura da 5.319 euro per il servizio idrico, a titolo di acconto sui primi nove mesi, una spiegazione ci sarà.  Il caso di quel contribuente di Bivona, contrada Tomarchiello, è forse estremo. Ma sono tanti, tantissimi, i vibonesi ai quali, nello scartare la missiva inviata dall’Ufficio tributi comunale, per poco non è venuto un colpo. C’è chi lamenta un rincaro dal 20%, chi del 50%, chi – addirittura – del 100% rispetto all’anno precedente.

Bollette salate

È possibile che ci siano errori? Sono corrette le tariffe applicate per un’acqua spesso non potabile e per un servizio che, come si è visto anche nell’ultimo anno, va a singhiozzo nell’erogazione? In un momento così difficile per i cittadini, piegati dal lockdown e sempre più in difficoltà nell’arrivare a fine mese, si poteva fare qualcosa per andare loro incontro? Domande rivolte al sindaco Maria Limardo.

Palazzo Luigi Razza è semideserto, agli sportelli - probabilmente anche a causa delle restrizioni anti-Covid -non c’è alcun utente. I cittadini scaricano così la loro rabbia sui social. Si grida all’errore, ma c’è sempre, malgrado l’ostentata convinzione nelle proprie ragioni, il timore che quel salasso possa trovare una spiegazione nelle ragioni della pubblica amministrazione la quale finirebbe comunque col pretenderlo. «Non posso escludere – replica il sindaco – che per singoli e sporadici casi possa esserci un errore. Sono però certa che gli uffici hanno operato i calcoli correttamente nella stragrande maggioranza dei casi e che le fatture sono corrette».

Corrette e salate… Ma perché? «Perché lo Stato, attraverso uno dei suoi organi, l’Arera (Authority energia reti e ambiente), ci ha richiamati e ci ha imposto l’adeguamento delle tariffe. E questo Comune, già sanzionato in passato sui calcoli e le tariffe, non ha potuto far altro che rispettare queste disposizioni.  A ciò – prosegue Maria Limardo – si aggiunge la lettura dei contatori che in numerosi casi non è stata fatta per molto tempo. Così ci sono dei conguagli, ognuno deve pagare quello che ha consumato. Non dimentichiamo che le leggi dello Stato dicono che questo tipo di servizio è a carico, al 100%, dei cittadini. E che è solo grazie ai tributi, in ragione del taglio dei trasferimenti agli enti locali, che i Comuni possono andare avanti».

Le contestazioni dei cittadini

Spiegazioni che non convincono, ad esempio, il Partito democratico, che ha addirittura messo a disposizione un pool di avvocati per assistere gratuitamente gli utenti nelle loro contestazioni. «Così si spingono i  cittadini all’evasione», dice il coordinatore cittadino Francesco Colelli. Sulle prescrizioni dell’Arera, quelle sono e quelle restano. Il problema – secondo il dirigente dem – è nei calcoli. Margini di errore ridotti – evidenzia il sindaco – proprio in ragione dei correttivi al sistema adottati dopo il multone da 180.000 euro ricevuto dall’amministrazione Costa. Tutto come prima, invece, per Colelli: «Cito delle segnalazioni che sono molto significative, laddove vengono addebitati 700 metri cubi di consumi, a fronte di 400 euro segnati sul contatore. Gli errori come questi, tutti documentabili, sono tanti. Davvero tanti».

Il sindaco: «Acqua potabile»

Il problema non è solo il costo che, indipendentemente dai possibili errori di calcolo, resta salatissimo. Ma è anche nella qualità del servizio. «L’acqua che esce dalla rete idrica comunale sembra dei colori dell’arcobaleno. Una volta esce gialla, una volta esce blu, una volta esce marrone…». E che il marrone non sia uno dei colori dell’arcobaleno, poco importa. Il concetto è che – lamenta il cittadino – non è potabile.

«Andrei cauta nel sostenere che l’acqua nella maggior dei casi non sia potabile – replica il sindaco Limardo –. L’acqua, invece, salvo alcune eccezioni, è assolutamente potabile. Noi facciamo periodicamente i controlli ai quali per legge siamo obbligati. Poi, ripeto, ci sono le eccezioni, come a Vena Inferiore, dove abbiamo effettuato una serie di interventi per capire dove sia il punto di contaminazione tra le condutture».

E a Vibo Marina? Qui sarebbe ancora in vigore un’ordinanza del sindaco Nicola D’Agostino firmata nel remoto 2011. Era l’ordinanza 41 che sanciva la non potabilità dell’acqua. È stata mai revocata? «Io personalmente non ho revocato questa ordinanza – conclude il sindaco – Non so se l’abbia fatto uno dei miei predecessori. Quello che sappiamo è che i nostri controlli ci dicono che l’acqua è potabile».