La Procura ordina alla Guardia di finanza di acquisire l’intera pratica. Lo strumento diagnostico costato 135.000 euro più Iva
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La Procura di Vibo Valentia ha aperto un fascicolo d’indagine sul caso relativo alla procedura di acquisto di un ecografo per le biopsie prostatiche, operato dall’Azienda sanitaria provinciale, grazie ai fondi donati dai cittadini per fronteggiare l’emergenza Covid 19. Su mandato del capo dell’ufficio requirente Camillo Falvo, gli agenti della Guardia di finanza hanno bussato stamani al quartier generale dell’Asp, in via Dante Alighieri, per acquisire la pratica definita con la delibera numero 1.043 del 25 settembre scorso, firmata dal commissario straordinario Giuseppe Giuliano, dal direttore amministrativo aziendale Elisabetta Tripodi e dal direttore sanitario aziendale Matteo Galletta.
Che cos’è?
L’inchiesta, al momento, è a carico di ignoti. L’ecografo per le «biopsie protastiche» - che, secondo l’oggetto della delibera della triade commissariale, dovrebbe essere impiegato anche per le «attività di reparto legate all’emergenza Covid 19» - ha avuto un costo di 135.000 euro più iva, per la quale è stato autorizzato il pagamento alla Disposan srl con sede a Gioia Tauro. Il suo acquisto era stato sollecitato dal direttore del reparto di Urologia dell’ospedale di Tropea, Giuseppe Rodolico, che è anche il coordinatore del Tavolo permanente istituito dall’Asp per fronteggia sul territorio la pandemia. L’ecografo di «ultima generazione», viene spiegato nel sollecito di acquisto, consente di eseguire le biopsie prostatiche attraverso la moderna tecnica della «Fusion imaging» e offrirebbe uno strumento estremamente utile nella prevenzione e nella diagnosi precoce del tumore alla prostata.
Il Covid spunta solo alla fine
Nell’intero carteggio propedeutico all’acquisto, però, non si farebbe alcun riferimento all’impiego dell’ecografo per patologie legate ad una possibile infezione da coronavirus. Solo nella delibera autorizzativa si fa riferimento alle «attività di reparto legate all’emergenza Covid-19». Gli inquirenti, in pratica, intendono chiarire se e in che modo questo ecografo, il cui acquisto era stato richiesto per un impiego in campo urologico, possa essere impiegato effettivamente per lo scopo che perseguivano i donatori dei fondi impiegati, ovvero il contrasto al Covid 19.
Le reazioni prima del blitz
Sul caso, sollevato da un’inchiesta de IlVibonese.it, si sono registrate anche le contradditorie prese di posizione della stessa Asp. Prima il direttore sanitario aziendale Matteo Galletta ha difeso scelte e procedure, poi è stato il commissario straordinario Giuseppe Giuliano, in un’intervista al LaCNews24, ad ammettere - implicitamente e pur giustificando la scelta ed il valore dello strumento - che non è stata rispettata la volontà dei donatori, ai quali peraltro non è stata data alcuna comunicazione in merito: «Non abbiamo acquistato materiale Covid - ha detto Giuliano - perché quello ci viene rimborsato in automatico dalla Regione. Dunque non avrebbe avuto senso utilizzare la donazione per acquistare qualcosa che già mi rimborsa la Regione». E poi: «Se i donatori ritengono che questo non sia un bene utile per il Covid - la sua replica ad espressa domanda - convertiamo semplicemente la parte relativa al finanziamento, lo paghiamo con i soldi nostri, e loro decidono a cosa destinare le somme».