Vibo, il Comune si prepara a dichiarare il dissesto: «Difficile evitarlo»

L’annuncio del sindaco Maria Limardo in Consiglio: «Ho trovato una situazione agghiacciante, non rimanderemo i debiti alle future generazioni. Stiamo valutando la situazione»

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di Giuseppe Mazzeo
9 marzo 2020
16:51
Il consiglio comunale di Vibo Valentia
Il consiglio comunale di Vibo Valentia

Le porte chiuse per rispettare le prescrizioni anti-coronavirus non hanno reso meno drammatico, politicamente parlando, il consiglio comunale di questa mattina a Vibo Valentia. Perché più passano i giorni e più cresce l’impressione che un nuovo dissesto finanziario sia questione ineluttabile. La metafora usata dal sindaco Maria Limardo, «camminiamo su un sottilissimo capello d’angelo», rende l’idea di quanto sia labile la tenuta dei conti del Comune capoluogo. Il concetto è stato ribadito a corredo della discussione sulla modifica delle scadenze per il tributo dei rifiuti, unico punto all’ordine del giorno, alla fine passato con 19 voti favorevoli, 4 contrari e un astenuto.

 


A spezzare quel «capello d’angelo» potrebbe essere il tristemente noto conguaglio sui rifiuti, spedito dalla Regione ai Comuni e che per Vibo si tramuta in un debito di 1 milione e 128mila euro relativo agli anni 2016 e 2017. Situazione che mette in ginocchio un ente che a stento è riuscito a chiudere un Piano di riequilibrio strizzando ogni posta di bilancio per estrarre anche l’ultimo quattrino disponibile. Ora, stando all’interpretazione dell’amministrazione, quel debito non può essere pagato in «dieci comode rate», come affermato dalla Regione, ma deve essere considerato un debito fuori bilancio spalmabile in tre anni, con una prima rata da ponderare già nel redigendo bilancio di previsione 2020: quasi 400mila euro che non si sa da che parte prendere. L’impossibilità di “chiudere” il bilancio, ovvero la certificazione che non si è in grado di far pareggiare anche astrattamente le entrate con le uscite, comporterebbe di per sé il dissesto finanziario.

 

Ma il sindaco non ci sta a far passare la sua amministrazione come «fallimentare», né tecnicamente e né politicamente. Ed anche qualora si arrivasse ad una dichiarazione di dissesto, vuole che «sia chiaro quanto è stato fatto per impedirlo»: «A differenza delle precedenti amministrazioni, noi non abbiamo nessuna intenzione di trasferire alle amministrazioni future, e quindi alle generazioni future, un debito che c’è oggi. Ma quel debito noi oggi ce lo ritroviamo perché nel 2018, quando lo si poteva rateizzare per il triennio successivo compreso quell’anno, si è deciso di posticiparlo per intero al 2020». Questo è un «operato tipico di tutte le amministrazioni che ci hanno preceduto, ma non sarà replicato da noi». Ed ecco il motivo della lettera inviata alla Regione: «Vogliamo vederci chiaro, e se anche gli altri, come noi, avessero chiesto spiegazioni come oggi stiamo facendo, forse si sarebbero accorti che c’erano degli aspetti da approfondire».

 

Poi il passaggio più delicato da parte del primo cittadino, che arriva ad una settimana da un analogo intervento dell’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo: «Non so se saremo in grado di assorbire questo ulteriore milione e 128mila euro, non so se ce la faremo. Perché arriva con un Piano di riequilibrio già approvato, ed in ogni caso concordo sulla inopportunità, per i cittadini e questa amministrazione, di spostare il fallimento dell’ente: sarebbe un danno per tutti». Ma la vera questione, che ha un peso politico cruciale, è un’altra. La ribadisce ben tre volte, Maria Limardo: «Al mio insediamento è successo questo: oltre ad avere avuto in consegna dei conti agghiaccianti, mi sono ritrovata con una decisione del commissario Guetta che aveva già esercitato, lui l’aveva esercitata, l’opzione di deliberare il Piano di rientro. Noi ci siamo ritrovati su un percorso già tracciato. Noi abbiamo fatto tutto quanto era possibile, arrivando ad inserire nel Piano addirittura i risparmi scaturiti dai pensionamenti. Questo ci fa comprendere quanto le casse fossero traballanti, per usare un eufemismo e per non dire che forse il dissesto andava dichiarato già a quella data».

Se il quadro è questo, ben si comprende come di fronte ad un’ulteriore batosta - «che è assai probabile che arrivi» e forse non solo per i rifiuti - «nessun Piano di riequilibrio o artificio contabile può reggere». Ed ecco che l’occasione diventa utile per snocciolare già da ora quei pochi numeri che segnano, secondo il sindaco, «un cambio di passo rispetto al passato»: «Al 12 luglio 2019, praticamente appena ci siamo insediati, la riscossione coattiva era al 5,2%; dopo i nostri correttivi, dal monitoraggio effettuato al 31 dicembre 2019 le riscossioni sono salite al 19,2%». Maggiori entrate e minori spese: «Con la delibera 40 sulla spending review la spesa per beni e servizi è scesa da 5 milioni a 4, ridotta di oltre un milione a fronte di servizi comunque garantiti».

 

L’annuncio finale del sindaco è suonato come un requiem: «Annuncio sin da ora al consiglio e alla città che stiamo valutando che effetti avrà questo debito su questo filo d’angelo, non essendo nostra intenzione trasferirlo alle future generazioni. E siamo in attesa di ulteriori poste che arriveranno, ascrivibili tutte alle gestioni precedenti». Amen.

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