Sale operatorie sottoutilizzate per mancanza di anestesisti. Succede all’ospedale di Vibo Valentia dove gli interventi programmati sono ridotti al lumicino. A farne le spese sono i pazienti costretti a lunghe atteseprima di essere sottoposti ad interventi classificati come non urgenti. Non urgenti come è stata ritenuta una frattura al femore che, prima di essere ricomposta, ha dovuto attendere nove giorni. E’ successo a un’ottantacinquenne di San Costantino Calabro. L’odissea ha avuto inizio sabato 8 dicembre. Una caduta accidentale in casa provoca alla donna la frattura del femore. Soccorsa dai familiari viene trasportata al pronto soccorso dello “Jazzolino”. Ancora dolorante viene stabilizzata in attesa di ricomporre quel brutto trauma. Passano quattro giorni. E’ martedì quando un  medico di turno - con non poco imbarazzo - comunica l’indisponibilità della sala operatoria. Il motivo? Stando a quanto riferito dai familiari della malcapitata, la carenza di anestesisti. Non resta che attendere, suggeriscono i sanitari. Pazientare che si liberi un posto in una struttura pubblica. E mentre i giorni passano tra dolori lancinanti, cresce la rabbia dei congiunti dell’anziana donna. Il nipote si rivolge a tutte le strutture, si appella anche alla nostra redazioneFortunatamente sabato si libera un posto a Soverato. L’ambulanza trasporta la donna nel nosocomio catanzarese dove il lunedì successivo - nove giorni dopo la caduta - un’equipe medica sottopone la donna all’intervento di ricomposizione della frattura. Una disavventura che allo Jazzolino sembra essere diventata una consuetudine. In quello stesso ospedale che pochi giorni fa ha registrato le dimissioni anticipate di un dirigente medico del reparto di ortopedia che ha deciso di gettare la spugna. Troppo faticoso - ha affermato nel motivare la scelta - lavorare in un ospedale dove mancano medici, anestesisti, infermieri e dove le legittime proteste dei pazienti sono all’ordine del giorno.