«Abbiamo trascorso gli ultimi trent’anni insieme. Ogni mattina l'appuntamento era al bar alle 8.30. Un caffè, quattro chiacchiere e poi altre telefonate durante il giorno». Descrive un rapporto intimo, Mimmo Cugliari, amico fraterno di Saverio Franzè, l’ex sindaco di Stefanaconi morto il 30 gennaio scorso all’età di 76 anni di cui era divenuto anche tutore legale in seguito al malore che lo aveva colpito. È ancora sconvolto per quanto accaduto. Qualcuno si è introdotto nel cimitero e dopo avere forzato la porta della cappella cimiteriale della famiglia Franzè ha imbrattato la lapide disegnando una croce nera con una bomboletta spray. «Era un amico, un punto di riferimento per la mia famiglia che era anche la sua famiglia. I miei figli li considerava suoi nipoti».

Ricorda poi gli ultimi giorni di vita dell’ex amministratore. Il ricovero in ospedale a Germaneto. «È stato proprio Saverio a spiegare ai medici chi fossi io. Ai sanitari ha detto che ero il figlio che ha sempre desiderato e che non ha mai avuto. Le informazioni sanitarie venivano date solo a me, su sua espressa volontà».

È stato lui sabato mattina ad accorgersi della profanazione della cappella cimiteriale. Un gesto che ha lasciato grande amarezza e tristezza: «Saverio era un uomo retto e giusto. Un signore elegante, un maestro di vita. Persona perbene che non meritava tutto questo». E intanto proseguono le indagini per risalire all'autore del vile gesto. Utili potrebbero rivelarsi le immagini della telecamera di videosorveglianza che punta proprio sul cancelletto laterale del cimitero dove si trova la cappella della famiglia Franzè.