Ecco il piano progettato dal comune per proteggere le persone non autonome più a rischio: divisioni per quartieri, aiuto dei medici di base e le liste territoriali dei soggetti con l'Adi
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L’adagio parla di un Maometto che non può andare alla montagna e della montagna che allora si organizza e va da Maometto. In questo caso la montagna è davvero gigantesca e ingloba in sé i detriti di un sistema che rischia di franare addosso a chi, invece, teoricamente dovrebbe aiutare.
La lunga strada verso l'immunità
Parliamo ancora di vaccinazioni, parliamo di vaccinazioni di soggetti fragili e che non possono camminare. Per loro la strada verso l’immunizzazione è ancora più in salita. La famosa piattaforma di prenotazione non solo continua a respingere al mittente anche persone malate, non solo, quando accetta i codici, spedisce anche a cento chilometri pazienti disabili per l’iniezione, ma non prevede ancora la prenotazione per l’inoculazione a domicilio.
Un piano di battaglia
Qualche comune, per rompere l’immobilismo, si sta organizzando. Anche a Rende (Cosenza) qualcosa si muove. Il capo distretto dell’Asp Ottorino Zuccarelli sta cercando di far quadrare il cerchio cercando un criterio che sia trasparente e permetta la vaccinazione dei soggetti fragili che hanno difficoltà a spostarsi dal proprio domicilio.
«Stiamo pensando di dividere il Comune per quartieri, per capire quante persone in quelle zone hanno diritto alla vaccinazione domiciliare, e poi procedere il prima possibile». Per accedere a queste liste, l’Asp farebbe riferimento a quelle dei pazienti con l’Adi (assistenza domiciliare integrata) contando anche sull’aiuto dei medici di base a cui le famiglie potrebbero segnalare la persona fragile, non deambulante, da vaccinare a casa.
«Abbiamo già pronta una squadra di medici e infermieri, dobbiamo aspettare le dosi, il problema è sempre lo stesso. Una volta partiti contiamo di vaccinare dalle 15 alle 20 persone al giorno per tre giorni a settimana».
«Il problema sono sempre le dosi - dice Domenico Ziccarelli, assessore alla Protezione civile di Rende - . Solo oggi alle 15:30 abbiamo saputo di poter convocare 76 pensionati per il richiamo perché sono arrivare le fiale contate. Ormai non vengono neanche programmate le seconde dosi, perché non ci sono. Stiamo procedendo a tentoni, cercando di fare quello che possiamo».