Il ddl Nordio

«Un regalo ai colletti bianchi, sarà impossibile indagare»: Gratteri boccia (di nuovo) l’abolizione dell’abuso d’ufficio

Il carabiniere calabrese condannato a 4 mesi per aver spaventato due ragazze e il pm che chiede il processo per l’ex della sua compagna: ecco alcuni dei casi che saranno depenalizzati dopo il Sì alla riforma

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di Redazione Cronaca
11 luglio 2024
11:37
Nicola Gratteri e il ministro Nordio
Nicola Gratteri e il ministro Nordio

Stiamo alle ultime sentenze di condanna della Cassazione sul reato di abuso d’ufficio.

C’è, per esempio, il processo al carabiniere calabrese fuori servizio che si avvicina a due ragazze sudamericane a Montauro. Il militare vuole chiacchierare, loro non vogliono e vanno via. E lui intima di mostrare i documenti di identità costringendole ad attendere l’arrivo di una pattuglia. «Non potete andare via, sono un carabiniere», gli aveva urlato l'uomo. La denuncia è chiara: «Il carabiniere, davanti al nostro rifiuto di fare amicizia con lui, ci ha spaventato abusando del suo potere». E ha portato a un processo arrivato al terzo di grado di giudizio e sfociato in una condanna a quattro mesi per abuso di ufficio. Oggi quel carabiniere non sarebbe più punibile.


Così come impunito resterebbe il sindaco che annulla gli avvisi di pagamento dell’Ici in campagna elettorale. O, ancora, il pm che chiede, per ripicca, il rinvio a giudizio contro l’ex della sua compagna nei cui confronti, in precedenza, aveva deciso di archiviare il procedimento.

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Da domani il problema non si porrà più: tutto depenalizzato. Ed è soltanto una parte della questione legata all’abolizione dell’abuso d’ufficio. Gli altri inciampi giuridici vengono evidenziati da mesi e da diversi magistrati, senza che il loro collega Nordio, oggi ministro della Giustizia, abbia inteso ascoltarne i moniti. Tutti hanno spiegato come l’abuso di ufficio fosse da considerarsi “un reato spia” per circostanze più gravi, come la corruzione. Un rischio riproposto anche dal Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, che ha parlato dell’abolizione come di «un grave errore: si sta rimuovendo un presidio della legalità dei comportamenti dei pubblici poteri, compreso quello della magistratura» ha detto. Spiegando anche, nel corso dell’iter della norma, come il «venir meno della possibilità di sanzionare condotte abusive rappresenterebbe un vulnus agli obblighi internazionali sottoscritti dall’Italia in tema di corruzione con la convenzione di Strasburgo».

Gratteri: «L’idea dei sindaci impauriti dall’abuso d’ufficio è ridicola»

Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, conferma le critiche in un’intervista al Fatto Quotidiano: «Da Tangentopoli in poi – spiega l’ex capo della Procura di Catanzaro – si è fatto di tutto per rendere più difficoltosa l’attività di indagine sui reati contro la pubblica amministrazione. Queste ulteriori modifiche non fanno altro che pregiudicare la nostra possibilità di fare indagini».

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Gratteri, al solito, non usa giri di parole: «L’idea che i sindaci avessero paura di firmare gli atti amministrativi per timore di essere indagati è ridicola. I sindaci prima di firmare potevano consultarsi con il segretario comunale, il viceprefetto, lo stesso prefetto, tutti esperti di diritto amministrativo. E invece si è deciso per l’abrogazione. Di questo passo sarà sempre più difficile indagare su colletti bianchi e Pubblica amministrazione. Se non è un regalo ai colletti bianchi, poco ci manca».

De Raho: «Cittadini disarmati contro le angherie del potere pubblico»

Anche l’ex procuratore nazionale antimafia ed ex procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, ora deputato M5S, è contraeio: «I cittadini non saranno più protetti contro le angherie e le prevaricazioni del potere pubblico. Dal ’97 al 2020 ci sono state 3.600 condanne per malaffare. Ora viene cancellato tutto. Sfatiamo qualche mito: sono stato procuratore a Reggio Calabria e i sindaci ci dicevano che grazie all’abuso d’ufficio potevano dire di no alla ‘ndrangheta; dicevano di non poter violare le regole o sarebbero stati condannati».

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