Scoperta una targa in ricordo del magistrato «ad imperitura memoria del suo sorriso». Il marito Luciano Gerardis: «Esempio per i colleghi più giovani»
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C’è qualcosa che, ad un anno di distanza dal 18 novembre 2022, sembra non essere cambiato per nulla: la presenza di quel sorriso che continua ad abitare dentro gli uffici giudiziari del distretto di Reggio Calabria e, in generale, negli occhi di chiunque abbia avuto il privilegio di incontrarla almeno una volta.
Un anno fa ci lasciava il giudice Lilia Gaeta, al termine di un percorso fatto di grande sofferenza ma anche di enorme forza e lucidità. E non è un caso se ieri il Tribunale di Reggio Calabria abbia deciso di intitolarle la biblioteca al terzo piano del Ce.dir., con la scopertura di una targa che ne indica nel modo migliore i caratteri salienti: «Ad imperitura memoria del sorriso del giudice Lilia Gaeta – si legge – interprete umana e rigorosa del diritto». Già, perché il presidente Gaeta era esattamente questo: una donna in grado di coniugare l’applicazione sempre puntuale delle norme con una umanità che emergeva anche nei momenti più difficili.
Ieri mattina c’era la netta sensazione che, da un momento all’altro, da quella porta posta proprio di fianco alla biblioteca sarebbe sbucata fuori lei, con il suo consueto sorriso e quell’espressione benevola di madre. È per questo che in tanti, durante la breve e sobria cerimonia, avevano gli occhi inumiditi dal pianto. A partire dalla figlia di Lilia, Elisa, e da Luciano Gerardis, marito del giudice Gaeta e fino a poco tempo addietro presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria.
Gerardis, con la voce rotta dall’emozione, ha voluto rivolgere un pensiero soprattutto ai giovani colleghi magistrati: «Riconoscono in Lilia un esempio per la sua dedizione e lo spirito di servizio». Frasi dette non a caso, ma suffragate da fatti concreti. Come quando il giudice Gaeta si mostrava contrariata per le ultime udienze che non avrebbe potuto celebrare perché le condizioni fisiche non lo consentivano più: «Questo la infastidiva – ha rimarcato Gerardis – se ne rammaricava quasi che sentisse l’esigenza di doversi giustificare per quell’assenza forzata. Sono state soprattutto le persone fragili, dopo la sua morte, a testimoniarci una profonda gratitudine». La stessa che si coglieva anche negli occhi del presidente del Tribunale reggino, Maria Grazia Arena, compagna di studi prima e di lavoro poi del giudice Gaeta e promotrice dell’evento di ieri.
Nutrita la presenza anche dei rappresentanti del Foro reggino, con il quale il giudice Gaeta, per diretta testimonianza dei numerosi avvocati presenti, aveva un rapporto contraddistinto da profonda serenità e rispetto: «Quel sorriso, quell’espressione di vicinanza, spesso anche fuori dalle aule di udienza, ci aiutava molto» ha ricordato l’avvocato Giuseppina Quattrone, segretario del Consiglio dell’Ordine degli avvocati reggini.
A partire da ieri, dunque, il terzo piano del Ce.dir. racconterà qualcosa di più di Lilia Gaeta e di quel suo essere magistrato sensibile e attento. Di quel suo essere anche donna, madre ed amica. Una targa che servirà a ricordarci quanto importante possa essere incrociare sulla strada qualcuno in grado di migliorare le nostre giornate anche solo con un sorriso sincero. Quello che, dopo anno, continua ad accompagnarci.