Sono passate solo poche settimane dalla morte del giovane Suruwa Jaiteh nella baraccopoli di San Ferdinando. Tranne qualche sparuto comunicato della Prefettura di Reggio Calabria, una nuova cappa di silenzio ha avvolto la vicenda del ghetto dei migranti. Nulla di nuovo, la solidarietà un tanto al chilo è segno dei tempi cupi in cui viviamo e nella nostra regione non fa differenza. Diciamo senza filtri: dei “pezzenti” della tendopoli e della baraccopoli non frega niente quasi a nessuno. Con il dramma di quel migliaio di sventurati non si vendono giornali, né si guadagna un voto. Anzi, parlare di migranti e immigrazione è diventato molto impopolare e si rischia di essere sommerso da fischi e insulti al solo nominarli.

 

Dopo la morte del giovane gambiano è ripresa la discussione sullo smantellamento dei campi e della necessità di predisporre un piano per l’accoglienza diffusa, per evitare la nascita di ghetti nel quale sopravvivono in condizioni disumane gli stagionali africani. Il tema è sempre attuale, diciamo, perché da anni lo si ripropone. A furia di ripeterlo, però, non pare crederci più nessuno, in primis le istituzioni, che sarebbero deputate ad agire.

Nell’anno che sta per chiudersi, ogni passerella dei politici nazionali su suolo calabro è stata accompagnata dal solito indignato refrain: «I campi vanno smantellati». Dopo essere tornati a Roma, però sembra se ne dimentichino e pure sarebbe il loro lavoro, quello di portare le istanze dei territori nelle commissioni e in Parlamento. Ma tant’è.

 

La verità è che non frega niente quasi a nessuno, da quel luogo fuggono tutti, tranne i migranti che non sanno dove andare. Nel corso degli anni sono fuggiti i politici della sinistra-sinistra, della sinistra di lotta e di governo, le associazioni di volontariato. I nuovi e vecchi patrioti sovranisti della piana si sgolano per mandare via dall’area industriale i neri, ma neanche adesso con Salvini al governo riescono a trovare una sponda.

Restano sul campo solo i sindacalisti della Flai-Cgil, che ogni giorno si battono in sfiancanti tira e molla con la Prefettura per qualche coperta e qualche tenda in più. Il sindacato ha anche organizzato una grande manifestazione fuori dalla tendopoli lo scorso novembre, chiedendo diritti e dignità per i migranti. Politici lì se ne sono visti pochini. E le condizioni in cui vivono gli stagionali restano inumane e diritti continuano a non averne.

 

Alzi la mano, quindi, chi crede ancora che qualcuno un giorno andrà a smantellare quel ghetto disumano.

 

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