Giuseppe Mario Forciniti, l'infermiere calabrese di 34 anni che, nel novembre dello scorso anno, a Roveredo in Piano (Pordenone), ha ucciso con venti coltellate la compagna, Aurelia Laurenti, di 32 anni, è stato rinviato a giudizio. L'uomo, dopo l'omicidio, si è recato in Questura per costituirsi con le mani ancora sporche di sangue.

Il processo sarà celebrato il 15 novembre, in Corte d'assise a Udine, per le accuse di omicidio volontario aggravato perché commesso contro una persona stabilmente convivente. La famiglia della vittima, per il tramite dell'avvocato Antonio Malatta, si è costituita parte civile. Ai genitori della donna, poche settimane dopo il femminicidio, erano anche stati affidati i due bambini rimasti orfani in tenera età della mamma e con il padre in carcere.

La difesa dell'uomo, reo confesso, sostenuta dall'avvocato Ernesto De Toni, ha richiesto il giudizio abbreviato e la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con gli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, in Calabria, a casa dei genitori di Forciniti. Entrambe le istanze sono state rigettate.