Il ruolo delle “talpe” nell'affare delle aste giudiziarie truccate a Lamezia

Dalle carte dell'inchiesta emergono nomi e funzioni di chi nel Tribunale avrebbe collaborato con il presunto sistema di condizionamento messo su da Raffaele Calidonna

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di Tiziana Bagnato
7 aprile 2019
21:11

Un abile affabulatore e manovratore che, per mettere su quel sistema rodato da dieci anni, si appoggiava ad amicizie importanti. E in particolare proprio dentro il foro giuridico aveva presenze fondamentali per permettere che tutti gli ingranaggi venissero ben oliati e che tutto andasse per il verso giusto, in base alla sua regia.

 


Un “Deus ex machina”, così è stato definito Raffaele Calidonna dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, durante la conferenza stampa che ha presentato gli esiti dell’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme e coordinata dalla Procura che ha messo le ganasce ad un presunto sistema di condizionamento delle aste giudiziarie.

 

E di queste “talpe interne” nella carte dell’inchiesta viene tracciato un profilo dettagliato. Come nel caso di Michele Albanese, funzionario in servizio presso la cancelleria esecuzioni mobiliari ed immobiliari del Tribunale, definito «stabile fonte informativa istituzionale dell’associazione, a disposizione nel fornire preziose e riservate informazioni su specifiche vendite giudiziarie segnalate dagli associati, a tal punto da consentire a Calidonna Raffaele, capo dell’associazione, di accedere attraverso il back-office della cancelleria ai terminali a lui in uso al fine di verificare informazioni di interesse dell’associazione, agevolando così la partecipazione alle successive fasi delle procedure d’interesse».

O come Pantaleo Ruocco, funzionario in servizio nell’Unep del Tribunale, citato come «procacciatore d’affari dell’associazione», «a completa disposizione di Raffaele Calidonna dal quale riceve direttive su come operare nel corso di procedure esecutive, di pignoramento e sfratti, interventi, che attengono al suo ruolo di Pubblico Ufficiale, nel corso dei quali a volte viene accompagnato dallo stesso Raffaele Calidonna, privo di qualsivoglia titolo o legittimazione».

 

Ad «assicurare un canale preferenziale per l’affidamento e l’intervento nelle vendite giudiziarie di interesse di Calidonna» ci sarebbe stato l’avvocato Francesca Misuraca, mentre ad assisterlo, «nel corso di pignoramenti e sfratti, ricevendo specifiche direttive su come operare per ciascun intervento segnalato dal capo dell’organizzazione criminale», sarebbe stato Antonio Stigliano, funzionario dell’Unep del Tribunale.

 

«Informatori istituzionali dell’associazione» sarebbero stati, invece, Sabrina Marasco e Claudio Calimeri, rispettivamente funzionaria e impiegato in servizio nelle cancellerie fallimentare, esecuzioni mobiliari ed immobiliari del foro. Entrambi avrebbero consentito «di acquisire, dietro specifica richiesta, ulteriori notizie indispensabili per l’intervento nelle aste giudiziali d’interesse, addirittura la Marasco consentendo a Raffaele Calidonna l’accesso al back-office della cancelleria per l’acquisizione di notizie segrete attraverso la ricerca sui terminali a lei in uso, ed il Calimeri assicurando agli associati la consultazione di fascicoli, collocati negli archivi delle cancellerie, contenenti informazioni riservate su procedure esecutive d’interesse, così condizionandone l’esito».

 

Vengono, invece, definiti nelle carte dell’inchiesta concorrenti esterni gli avvocati Emanuela Vitalone, Bruno Famularo e Monica Nunnari, che nella qualità di custodi, curatori fallimentari, professionisti delegati, informatori dell’associazione, avrebbero «agevolato l’intervento dell’organizzazione criminale nelle vendite giudiziarie di interesse, segnalate da Calidonna».

 

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