E mentre la comunità si riunisce in preghiera, il sindaco Nino Macrì respinge le accuse del testimone di giustizia Pietro Di Costa: «Non sapevo nulla»
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Una messa in suffragio dei defunti, seguita dalla benedizione dei loculi nel cimitero di Tropea finto al centro delle cronache dopo l'indagine della Guardia di Finanza di Vibo Valentia che ha accertato come all'interno del luogo sacro, alcune salme siano state ridotte a pezzi e poi fatte sparire per fare posto ad altre nei loculi liberati. Un illecito immortalato dalle telecamere di videosorveglianza piazzate dagli inquirenti.
Tropea in preghiera
Tre le persone in arresto e una comunità sotto choc oggi raccolta da don Ignazio Toraldo, che nella chiesa dell’Annunziata ha celebrato la cerimonia di riconciliazione. «Noi siamo loro e loro saremo noi - ha detto il prete riferendosi ai defunti e a quel filo che unisce i vivi con i morti. «È da loro che siamo stati generati» Durante l’omelia il parroco ha ammonito coloro che hanno sostituito Dio con il potere, il denaro, la lussuria. Alla celebrazione erano presenti il sindaco e parte della sua giunta.
La posizione del sindaco Macrì
Presenti anche i componenti dell'opposizione in consiglio comunale che all’indomani dell’indagine hanno chiesto a gran voce le dimissioni del primo cittadino. Dimissioni che Nino Macrì, dopo il mea culpa per non essersi accorto di nulla, sta valutando: «Al momento non ho preso alcuna decisione» ammette Macrì, aggiungendo come il suo stato d’animo sia a pezzi. Lui che si dice completamente all’oscuro su ciò che avveniva all’interno del cimitero: «Non sapevo assolutamente nulla» ribadisce. E sulle dichiarazioni del testimone di giustizia Pietro Di Costa che avrebbe informato già a fine gennaio il sindaco di quanto stava accadendo al cimitero di Tropea, Macrì ha spiegato di avere presentato denuncia contro Di Costa per una serie di improperi rivolti alla sua persona e di avere altresì consegnato gli audio messaggi ricevuti ai carabinieri.