VIDEO | Solo a giugno quattro vittime tra cui un 14enne. Una strage silenziosa che si consuma nella routine della cronaca. Due docenti universitari di Meccanica agricola, Lorenzo Abenavoli e Bruno Bernardi, spiegano le ragioni del fenomeno e come fare per impedire nuove tragedie
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«In Italia ogni 10mila trattori la percentuale di incidenti mortali è dello 0,7%. In Calabria, dove ogni anno vengono immatricolati 600 trattori, sempre ogni 10mila unità, il dato è quasi il doppio. La percentuale, dunque, raggiunge l’1,3%. I fattori sono molteplici e attengono all’età avanzata di chi li conduce, alla vetustà del parco mezzi, alle condizioni orografiche del nostro territorio e soprattutto a un approccio poco responsabile in materia di sicurezza e all'impiego dei dispositivi di protezione individuale e del mezzo».
La questione è complessa e i fattori di rischio sono anche altri, come ci aiutano a capire Lorenzo Abenavoli e Bruno Bernardi, docenti di Meccanica agricola presso il dipartimento di Agraria dell’università Mediterranea di Reggio Calabria.
4 vittime a giugno
Trattori si ribaltano e persone, addirittura in età giovanissima, muoiono schiacciate. Continua a succedere in Calabria dove nelle ultime settimane, nel solo mese di giugno, sono stati registrati quattro episodi drammatici nelle campagne calabresi. Hanno perso la vita un quattordicenne nel reggino, un settantaquattrenne nel crotonese e un ottantenne e un cinquantenne nel cosentino. Tutti schiacciati da un trattore. Tutti morti sul colpo.
75 morti in Calabria tra il 2008 e il 2019 secondo l’Inail
Il fenomeno dunque è rilevante anche se la percentuale dell’1,3% potrebbe apparire bassa. L’Inail ha certificato in Calabria 75 incidenti mortali tra il 2008 e il 2019, a fronte dei 147 in Toscana nello stesso arco di tempo. I mesi di maggiore incidenza sono quelli primaverili ed estivi. Questo è ovviamente il dato che emerge dalla ricerca ufficiale, dagli eventi luttuosi censiti da Inail. In realtà, come si leggerà in seguito, in Calabria e non solo esiste un sommerso. Esso è dato dalle morti delle persone che non risultano effettivamente impiegate e titolo principale in agricoltura e che possono incorrere in questo dramma. Con ogni probabilità quindi il dato è più alto.
I rischi e la necessità di protezione
«La sicurezza in agricoltura – spiega Bruno Bernardi professore associato nel settore della Meccanica Agraria alla Mediterranea di Reggio - è materia antica. Già da oltre 50 anni si legifera, anche se a volte l’applicazione resta ancorata ai tempi necessari per l’adozione dei decreti attuativi. Ad ogni modo la legislazione esiste e nel tempo è divenuta anche più articolata e stringente non solo sul fronte dei dispositivi di protezione ma anche su quello del controllo, dell’immatricolazione e del titolo di formazione per condurre questi mezzi. Mezzi che possono essere guidati, sempre con il patentino, fin dall’età di 16 anni, purché i trattori non siano lunghi più di 4 metri e non siano più pesanti di 2 tonnellate e mezzo. Dunque con i mezzi oggi costruiti e con l’osservanza delle regole, l’alto rischio, insito nell’utilizzo di questi macchinari ad alta potenza, si riduce notevolmente. C’è stata infatti una diminuzione di incidenti mortali in Italia nell'ultimo decennio. La trattrice, caratterizzata da un baricentro alto, è una generatrice di potenza molto elevata che deve fare i conti con problemi di stabilità insiti nella struttura stessa. Da qui l’importanza di osservare le normative in tema di dispositivi di sicurezza personali e del mezzo, oltre che ricorrere a mezzi moderni, accantonando quelli vecchi», prosegue ancora il professore Bruno Bernardi.
Mezzi vecchi ed età avanzata del conducente
«Tra i fattori di rischio c’è infatti la vetustà del parco mezzi. Numerosi sono i trattori che hanno superato i trent’anni di vita. Numerosi sono, altresì, quelli che non hanno tutti i dispositivi di protezione previsti. Il punto è che invece di essere rottamati continuano ad essere utilizzati. Rispetto ai mezzi più moderni, innovativi e tecnologicamente avanzati, i vecchi risultano più facilmente fruibili. A preferirli sono soprattutto le persone in età pensionabile e oltre. Molti non abbandonano il lavoro di una vita e continuano a farlo con i mezzi che conoscono e che sono però insicuri. Altri li utilizzano nell’ambito di un’attività non principale e pertanto non abitualmente. L’approccio occasionale è anche un approccio meno consapevole che spesso non tiene conto delle profonde trasformazioni del settore e degli obblighi di sicurezza», spiega ancora il professore Bruno Bernardi.
È ormai prevista l’obbligatorietà di una serie di misure di protezione per chi conduce i mezzi e per i mezzi medesimi. Purtroppo però, nonostante correttivi e controlli, troppo spesso, mancano il senso di responsabilità e un’adeguata consapevolezza dei rischi.
I dispositivi… non utilizzati
«Il fattore dell’età è piuttosto rilevante - spiega il professore Lorenzo Abenavoli - se consideriamo che spesso chi utilizza questi mezzi ad alta potenza ha più di 65 anni. L’Inail ha documentato che proprio nella fascia degli ultrasessantacinquenni ricade il 47% delle vittime di questo genere di incidenti. Dunque l’età è un fattore rilevante nella lettura di un fenomeno che certamente in Calabria deve fare i conti anche con un’orografia molto particolare. Qui le pendenze e criticità dei terreni aumentano il livello di rischio, rendendo l’impiego dei dispositivi di sicurezza ancora più essenziale. Casco, cuffie, guanti, scarpe, tuta antistrappo. E poi a bordo la cintura di sicurezza e le roll bar, roll over protection system, cosiddette rops, abbattibili e dunque da azionare a cura dei conduttori proprio per evitare il ribaltamento e il conseguente schiacciamento. Purtroppo l’asticella dell’attenzione deve sollevarsi di molto. I meccanismi di sicurezza per ridurre i rischi esistono ma spesso non vengono utilizzati», conclude il docente di Meccanica e Meccanizzazione agricola della Mediterranea, Lorenzo Abenavoli.