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Sentimenti di sgomento e di incredulità continuano ad albergare nel cuore degli abitanti della frazione Santa Rita di Montalto Uffugo, teatro dell’omicidio-suicidio di mercoledì mattina.
I corpi di Giovanni Petrasso, 53 anni, assistente capo della polizia penitenziaria, in servizio al carcere di Cosenza, e di Maria Grazia Grosso, 48 anni, casalinga, saranno sottoposti ad esame autoptico. Dei cinque colpi sparati da Petrasso con la pistola d’ordinanza contro la moglie, tre hanno colpito la donna, uccidendola all’istante.
Gli inquirenti hanno già raccolto la testimonianza della figlia della coppia, Alessia, appena 18enne, in casa al momento della tragedia. Si indaga per capire quanto possano avere influito gli stati d’ansia accusati dall’uomo. Per questa patologia l’agente era stato per un periodo in congedo.
«Il quadro è lineare, è chiaro – dice Mario Spagnuolo, procuratore della Repubblica di Cosenza - Aspettiamo l’esito delle indagini tecniche poste in essere nell’immediatezza dalla scientifica dei carabinieri, con il supporto del medico legale e dell’esperto balistico. Parrebbe il classico caso di omicidio-suicidio sui cui però la procura continua a lavorare.
Perché dobbiamo cercare di capire non tanto e non solo le motivazioni del gesto ma le circostanze che hanno caratterizzato la disponibilità legale di un’arma in capo a questa persona».
Salvatore Bruno