Ci sono le opere mai terminate, mausolei di cemento e mattoni facili a diventare monumenti al degrado. E poi ci sono quelle opere completamente finite e mai inaugurate, un vero e proprio sfregio ai soldi spesi e alle comunità che li ospitano.

Tra queste c’è una tensostruttura collocata nel quartiere di Capizzaglie di Lamezia Terme, fatta costruire nel 2001 dall’allora sindaco Pasqualino Scaramuzzino al fine di sostituire, per eventi teatrali e non solo, il Teatro Grandinetti, all’epoca chiuso per inagibilità. Sono passati 20 anni dall’epoca e la struttura, capace di ospitare un pubblico di 500 persone, non è entrata mai in attività.

Anche il telo che la ricopriva, dal valore economico non irrisorio, è stato portato via dal vento durante una calamità naturale e mai più riacquistato. Della vicenda si sta ora interessando l’associazione Quartiere Capizzaglie che, oltre a chiedersi come mai la struttura non abbia mai trovato una funzione o una via di fruibilità in un lasso di tempo così ampio, chiede che venga inserita nei fondi per la Rigenerazione Urbana di cui è stato di recente destinatario il Comune di Lamezia Terme.

Intanto, in quello che in città è conosciuto come “il pallone”, ci sono segni di “presenze” ovunque. I bagni  sono stati smontati, la biglietteria derubata del quadro elettrico e cumuli di rifiuti perimetrano l’ingresso. Di quei 300mila euro spesi all’epoca rimane una vegetazione selvaggia, un’eco sensazionale e un degrado avvilente in quello che doveva essere il foyer.  

L’associazione Quartiere Capizzaglie ha preso a cuore la questione. La rinascita di un rione passa spesso anche dalle opportunità che offre e una tensostruttura che si prestasse ad ospitare eventi culturali e sportivi avrebbe sicuramente messo in moto un circolo di buone pratiche.

Di questo luogo nessuno si è mai interessato. Ora il vice sindaco Antonello Bevilacqua ha fatto sapere che su questa struttura vi è la proposta di project finance presentata da una storica associazione sportiva di Lamezia e che la pratica è in corso di istruttoria. Si tratta di ristemare l'immobile per poi gestirlo e, quindi, restituirlo alla città. Non resta che incrociare le dita.