L’avvocato: «La sua morte poteva essere evitata se il magistrato di sorveglianza avesse considerato che si trattava di un soggetto fragile, come avevamo documentato. Tra l’altro aveva restituito tutto»
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Si chiamava Salvatore Rosano ed era di origini calabresi il detenuto che si è suicidato ieri pomeriggio impiccandosi nella sua cella del carcere di Vigevano. Rosano, 55enne da molti anni trasferitosi in Lombardia e dipendente dell'Atm, l'azienda di trasporti di Milano, era stato arrestato il 3 dicembre scorso per una rapina che aveva fruttato un bottino di appena 55 euro. Avrebbe finito di scontare la pena nel 2027.
L'uomo è stato soccorso dalla polizia penitenziaria, che ha allertato il 118: trasportato all'ospedale cittadino, è deceduto poco dopo.
Secondo il suo legale, l'avvocato Rocco Domenico Ceravolo, del Foro di Palmi, «la morte di Rosano poteva essere evitata solo se il magistrato di sorveglianza avesse considerato con il dovuto buon senso quanto gli era stato rappresentato. E cioè che trattavasi di soggetto fragile, com'era stato documentato attraverso la produzione di un'apposita certificazione, e che già quando era in stato di libertà aveva tentato di porre in essere atti della stessa natura. Rosano, tra l'altro, aveva non soltanto restituito il provento dalla rapina, ma aveva anche risarcito il danno alla parte offesa».
«Avevamo chiesto al magistrato, in attesa che il Tribunale di sorveglianza valutasse l'applicazione di una misura alternativa alla detenzione - ha detto ancora l'avvocato Ceravolo - di scarcerare Rosano, affidandolo in via provvisoria ai servizi sociali. Ma il magistrato, senza approfondimento alcuno riguardo lo stato depressivo del detenuto, che, si ripete, era stato segnalato, si è limitato ad argomentare su inesistenti, quanto immaginari pericoli, in attesa della "relazione di sintesi” dal carcere. Attesa durante la quale l'uomo si è suicidato».
Il nono caso da inizio anno
A dare la notizia di quanto accaduto è una nota del sindacato Uilpa polizia penitenziaria, che sottolinea come sia il nono detenuto suicida nelle carceri italiane dal 1° gennaio. Lo scorso anno si raggiunse il numero record di 89, cui vanno aggiunti 7 agenti.
«Il tanto sbandierato decreto carceri - dice il segretario generale Gennarino De Fazio - non ha prodotto alcun effetto tangibile e ora si scopre che pure la declamata possibilità di ampliare il ricorso alle misure alternative, se e quando andrà in esecuzione, potrà interessare al massimo 206 detenuti all'anno».
De Fazio osserva anche che, rispetto al reale fabbisogno, mancano più di 18mila agenti di polizia penitenziaria, anche perché i reclusi superano di 16mila unità i posti disponibili. Nel carcere di Vigevano l'ultimo suicidio risale al 7 ottobre scorso, quando un magrebino di 40 anni si era impiccato in cella. Doveva ancora scontare circa un anno.