Quattro persone sono indagate per peculato nell'ambito di un'inchiesta dei militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro che, su disposizione della locale procura, hanno eseguito un provvedimento di sequestro beni per circa 169.000 euro a carico di tre dirigenti del Corap (Consorzio Regionale delle Attività Produttive) di Catanzaro.

Si tratta di Pasqualino Filella, 42 anni di Paola, Francesco Rechichi, 55 anni di Reggio Calabria e Filippo Valotta, 57 anni di Vibo Valentia, tutti indagati. Dello stesso reato deve rispondere il commissario straordinario pro tempore dell'ente, Maria Rosaria Guzzi, 66 anni di Castrolibero.

L’indagine della procura catanzarese è stata avviata lo scorso anno dal Nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo calabrese, in collaborazione con la Sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di Finanza presso la Procura della Repubblica. L'attività investigativa è scaturita da una denuncia sporta dal Revisore Unico del Corap, con la quale erano state segnalate irregolarità nella retribuzione erogata dall’ente in favore dei dirigenti, sin dal momento del loro transito dagli ex Consorzi Provinciali ASI (Area di Sviluppo Industriale) al neo istituito Consorzio.

I finanzieri avrebbero accertato che i dirigenti avevano inizialmente sottoscritto con il commissario straordinario pro tempore del Corap accordi contrattuali in forza dei quali il livello di retribuzione loro spettante era stato correttamente parametrato al trattamento economico previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento.

Ma dopo 10 mesi dalla sottoscrizione dell’accordo iniziale sarebbero stati illegittimamente riconosciuti ai tre dirigenti ulteriori assegni ad personam, per un totale prossimo ai 170.000 euro, introitato dai beneficiari negli anni 2018-2019.La maggiore retribuzione accordata ai tre dirigenti, per questo indagati a piede libero, era stata “contabilizzata” e corrisposta in forza di scritture private le quali, recepite e tradotte dal commissario straordinario con propri decreti, avevano dato luogo all’accreditamento di emolumenti, con inevitabili e conseguenti maggiori oneri finanziari a carico dell’ente.

Le indagini avrebbero evidenziato irregolarità nei provvedimenti di spesa adottati dal commissario che, in accordo con i dirigenti indagati e in violazione di quanto previsto dalle norme sulla gestione dell’ente, non aveva mai trasmesso alla Giunta regionale della Calabria, entro il termine di 10 giorni dall’adozione del provvedimento, gli atti amministrativi e di gestione che, in quanto determinanti una spesa per l'ente stesso, avrebbe avuto l’obbligo di inviare.

Il Gip del Tribunale di Catanzaro, accogliendo le richieste avanzate dalla procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca obbligatoria anche per equivalente, delle disponibilità finanziarie e dei beni immobili dei tre dirigenti indagati, sino alla concorrenza del profitto del reato di peculato, per 169.000 euro circa. In particolare, sono state sequestrate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro disponibilità finanziarie e tre immobili, siti nei comuni di Cosenza e Vibo Valentia.