Il Tribunale di Paola ha applicato la misura cautelare nei confronti di Massimo e Alessandro De Rose, due dei tre componenti dello stesso nucleo familiare coinvolti nelle indagini
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Il gip del tribunale di Paola Maria Grazia Elia ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Massimo De Rose e Alessandro De Rose, due dei tre componenti dello stesso nucleo familiare coinvolti nella sparatoria di Diamante, avvenuta il 4 febbraio scorso nei pressi di un bar situato nel lungomare della città famosa per i murales. Il giudice cautelare, quindi, ha accolto la richiesta avanzata dalla procura di Paola, coordinata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni.
Sparatoria a Diamante, dichiarazioni spontanee di uno dei tre fratelli coinvolti
La decisione del giudice delle indagini preliminari è arrivata al termine dell’interrogatorio di garanzia, conclusosi nella mattinata del 7 febbraio, durante il quale i due indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Uno di questi, Massimo, ha inteso rilasciare alcune dichiarazioni spontanee. Secondo quanto si apprende, il giovane di Diamante avrebbe ammesso il diverbio e, spiegando la dinamica dei fatti, avrebbe raccontato di essere stato accoltellato dal figlio del proprietario del bar – il 62enne ricoverato in Rianimazione a Cosenza che lotta tra la vita e la morte – una volta entrato nell’esercizio commerciale. Figlio del titolare che, dalle ultime indiscrezioni raccolte, è indagato per lesioni personali aggravate dall’uso del coltello, rinvenuto dai carabinieri della Compagnia di Scalea, appena giunti sul luogo del delitto.
La vicenda giudiziaria, tuttavia, sarà arricchita da nuovi risvolti nella giornata di domani, martedì 8 febbraio. In questa data è previsto il terzo interrogatorio di garanzia, stavolta diretto dal gip di Cosenza Piero Santese, che vedrà protagonista Mattia De Rose, il terzo fratello indagato, rinchiuso ad oggi nel carcere di via Popilia a Cosenza.
Mattia De Rose, inoltre, già in passato è stato implicato in un tentato omicidio, sempre avvenuto a Diamante, insieme all’ex collaboratore di giustizia, Alberto Novello. Entrambi sono stati assolti in primo grado, mentre il processo d’appello non è stato ancora definito. Infine, si ricorda che le persone indagate sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza di condanna passata in giudicato, così come previsto dall’articolo 27 della Costituzione.