Davis Turboli avrebbe esploso quattro colpi di pistola a seguito di un diverbio avvenuto la scorsa settimana. La vittima ha subito un delicato intervento chirurgico per le ferite riportate
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Va ai domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico il 23enne di Cosenza, Davis Turboli, presunto aguzzino di Egidio Imbrogno, 33 anni, vittima di quattro colpi di arma da fuoco, che lo hanno attinto a seguito di un diverbio avvenuto la scorsa settimana a Cosenza. È questa la decisione del Gip del tribunale di Cosenza, Giuseppe Greco, il quale, non convalidando il fermo eseguito dalla Squadra Mobile di Cosenza, coordinata dal dirigente Angelo Paduano, ha applicato una misura cautelare più blanda rispetto al carcere.
Tuttavia, «ove tale strumento», ovvero il braccialetto elettronico «non sia nella disponibilità della polizia giudiziaria lo stesso sarà trattenuto in carcere per ivi rimanere a disposizione dell’autorità giudiziaria sino al momento dell’acquisizione del suddetto apparato elettronico».
Sparatoria a Cosenza, la ricostruzione dei fatti
Davis Turboli è accusato di tentato omicidio ed estorsione. Il Gip Greco ritiene che i gravi indizi di colpevolezza siano sussistenti soltanto per il primo capo d’accusa, mentre per il secondo mancano riscontri concreti rispetto al narrato della persona offesa. I proiettili, che hanno costretto la vittima ad un delicato intervento chirurgico, hanno colpito il busto, riportando lesioni all’arco anteriore della costa sinistra.
I fatti, come riportato nell’ordinanza di custodia cautelare, sono accaduti la notte del primo settembre scorso, quando Imbrogno era stato ferito dai colpi d’arma da fuoco. Nell’immediatezza dei fatti, il 33enne di Cosenza aveva riferito alla Squadra Mobile il nome del ferimento, ovvero Davis Turboli, che, secondo quanto raccontato agli investigatori, avrebbe agito per motivi riconducibili a un debito pregresso. Imbrogno, inoltre, avrebbe dichiarato alla polizia giudiziaria di aver ricevuto da Turboli diverse minacce al fine di ottenere la consegna di somme di denaro maggiori rispetto a quelle precedentemente concessegli in prestito.
I debiti pagati
In prima istanza, la parte offesa aveva avuto mille euro, restituite versando la somma di 100 euro al mese. Successivamente, Imbrogno aveva chiesto un secondo prestito, questa volta di 2mila euro, dovendo pagare 250 euro al mese per riconsegnare la somma. Tutto questo è avvenuto tramite una persona che Imbrogno riferisce alla Squadra Mobile, svelando di essere anche percettore del reddito di cittadinanza, carta data in garanzia a una donna che, a suo dire, l’aveva utilizzata per fare la spesa, arrivando a una somma superiore delle 300 euro pattuite saldare un ulteriore debito.
Il primo incontro all’Arenella di Cosenza
Nell’aprile del 2021, nei pressi dell’Arenella, la vittima racconta di aver incontrato una donna e Davis Turboli, spiegando di non dover dare alcuna somma ulteriore ai due, avendo pagato tutti i debiti. Da qui, infatti, sarebbero partite le minacce. La donna «e i suoi accoliti hanno iniziato a minacciarmi dicendo che avrebbero aggredito mia madre nonché mi dicevano che mi “avrebbero sparato”. Dieci giorni addietro - prosegue Imbrogno - ho incontrato Davis» e la signora «a bordo dell’auto» di lei. «Subito ho sentito che Davis mi chiamava e così mi sono avvicinato all’auto, mentre Davis scendeva dall’auto in questione dirigendosi verso di me. Credevo che volesse salutarmi invece giunto vicino a me cercava di aggredirmi, tentando di sferrarmi uno schiaffo». Lo scontro tra i due sarebbe stato sedato dall’intervento di un appartenente alle forze dell’ordine, il quale riferiva dell’accaduto sia alla polizia sia ai carabinieri.
La sparatoria nel cuore di Cosenza Vecchia
Gli spari contro Imbrogno avvengono nei giorni successivi, ovvero al termine del mese di agosto. «Ho subito compreso che verosimilmente aveva con sé un’arma. Ho certo di dileguarmi scendendo velocemente le scale del ponte, dirigendomi così alla piazza Vittime di Guerra, dove cercavo di nascondermi tra le auto lì parcheggiate, mentre Davis mi inseguiva a piedi» aggiunge la parte offesa. «Mentre cercavo di dirigermi verso le scale che portano al ristorante “Calabria Bella” ho udito dietro di me il rumore di due spari da arma da fuoco di cui uno mi attingeva». Nonostante ciò, il 33enne ha avuto la forza di salire le scale e chiamare i soccorsi.
Le valutazioni del gip di Cosenza
Secondo il gip Greco, il fermo non può essere convalidato per la mancanza totale del requisito del “pericolo di fuga”. Nel caso di specie, «non solo non sono stati, in alcun modo, prospettati elementi specifici dai quali desumere il pericolo di allontanamento dell’indagato ma la misura precautelare è stata surrettiziamente adottata benché l’odierno indagato si sia spontaneamente presentato, presso la Questura di Cosenza.
In ordine al capo relativo all’estorsione, però, il gip ha evidenziato che «la procura di Cosenza non ha, per contro, fornito alcun elemento indiziario diverso dalle dichiarazioni della persona offesa, la quale ha fatto rifermento a messaggi telefonici scambiati con la persona che avrebbe erogato la somma di denaro oggetto del muto senza, tuttavia, mostrare il testo dei richiamati messaggi».