Spaccio di coca in Toscana, in manette anche un calabrese. La droga ordinata su Whatsapp

La sostanza stupefacente veniva nascosta in barattoli nei boschi. In una circostanza, un cinghiale danneggiò irreparabilmente contenitore e droga

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di Redazione
5 novembre 2019
09:10
Cocaina
Cocaina

I carabinieri hanno eseguito quattro misure cautelari nei confronti di tre albanesi e un calabrese, accusati di aver costituito una rete di spaccio di cocaina nelle province di Siena, in particolare in Valdichiana e nelle Crete senesi, e Arezzo. Per due, fra i quali il titolare di un night club dell'Aretino, si sono aperte le porte del carcere, mentre per agli altri complici è stato imposto l'obbligo di dimora, come disposto dal gip di Siena, Buccino Grimaldi.

 


L'operazione, coordinata dal sostituto procuratore Nicola Marini, è scaturita dall'indagine sull'omicidio di Andrea N'Doja, albanese di 21 anni, ucciso il 9 maggio 2018 da Giulio Sale, pastore di origine sarda, condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato. Dagli accertamenti tecnici era emersa l’esistenza di un gruppo di albanesi, vicini alla vittima, che gestiva un'attività di spaccio di stupefacenti: ogni mese circa due chili di cocaina pura all’80-85%, a un prezzo medio di 80-100 euro al grammo.

 

Fra i clienti, c'era chi poteva permettersi acquisti regolari per 800-1000 euro al mese senza difficoltà, chi doveva attendere l’accredito dello stipendio per poter pagare, e chi doveva a sua volta spacciare per potersi finanziare. La droga veniva chiamata da chi la commerciava nei modi più disparati: aperitivo, prosecco, vino, caffè, merenda. Gli investigatori hanno ricostruito i ruoli ricoperti dai vari componenti fra settembre 2018 e marzo scorso e individuato il principale canale di approvvigionamento: la droga arrivava da Perugia e, in parte, dall'Alto Adige. La cocaina veniva nascosta in barattoli sotterrati in aree boschive. In una circostanza, uno degli spacciatori si lamentava per un presunto danno subito di circa 20 mila euro: un cinghiale che, arando col muso il terreno dov'era stato sotterrato un barattolo con una notevole quantità di cocaina, aveva danneggiato irreparabilmente il contenitore e la droga. Le forniture erano gestite con telefonate o via whatsapp, messanger e altri canali telematici.  Durante l'operazione, sono state anche eseguite cinque perquisizioni nei confronti dei quattro destinatari delle misure cautelari e nel night club.

 

 

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