Il 16 novembre 1989 due convogli si scontrarono a forte velocità sulla linea jonica. Associazioni, movimenti e istituzioni si sono ritrovati sulla banchina della stazione per ricordare le vittime e denunciare tutte le promesse mancate
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Anche in questo 16 novembre, a 33 anni dal tragico incidente ferroviario in cui persero la vita 12 persone a Crotone, c’è stato chi ha organizzato un momento di memoria e raccoglimento, ma anche di denuncia per il tratto di strada ferrata jonica ancora con scarsissimi servizi.
Così Italia Nostra Onlus - Sezione Crotone, Cgil, l’Associazione Ferrovie in Calabria, Arci assieme ad associazioni e movimenti si sono ritrovate, assieme al sindaco Voce, per ricordare, ma anche per rivendicare servizi che pure erano stati promessi e finanziati, a cominciare dal servizio di biglietteria. Tutti hanno sottolineato come, paradossalmente, la situazione complessiva della stazione e della linea fosse addirittura migliore il 16 novembre 1989 quando alle ore 13:20, il treno Locale 8437, composto da due automotrici ALn 668.3000, proveniente da Cariati e diretto a Catanzaro Lido, si scontrò, dopo essere indebitamente partito dalla stazione di Crotone, in prossimità del passaggio a livello posto al km 237+322, con il treno Locale 12706 proveniente da Catanzaro Lido e diretto a Taranto.
Cosa abbia potuto determinare che nemmeno un evento così tragicamente indelebile abbia insegnato molto, ha certamente a che vedere con la classe politica ed istituzionale locale e regionale di questi 30 anni, ma certamente anche molto ci si deve interrogare con un innegabile livello di rassegnazione, che non riesce a sbloccare e fare sintesi sui tanti momenti di confronto sulle prospettive future della ferrovia jonica e delle altre infrastrutture di questa porzione di territorio che, anche questa mattina, ha raccolto “i soliti appelli” e denunce.
E se riuscissimo a fermare istantanee di quella giornata, dovremmo tutti interrogarci anche sulla capacità e le risorse che riuscirono ad emergere, e che, invece, oggi, non ci sono più: dai vicini stabilimenti Montedison giunge sul posto una autogru, mentre squadre di operai delle ferrovie operarono tutta la notte alla luce delle fotoelettriche per liberare la linea dai rottami dei vagoni coinvolti, che alla fine conteranno 12 morti e 34 feriti. Oggi non ci sono più le fabbriche e nemmeno squadre in stazione, specchiata, nientemeno dalle baraccopoli dei poveri migranti.
Le cronache dell'epoca raccontano anche di episodi agghiaccianti: uno su tutti, il capostazione che appena si accorse che il treno era partito, cercò addirittura di fermarlo rincorrendolo, senza riuscirvi. Oggi non c’è nemmeno il bar, oltre alla biglietteria; altro che doppio binario e linea elettrificata che seppur finanziata, è bloccata dalle condizioni della galleria che non ne consente il montaggio degli indispensabili supporti. Eppure anche le mille inchieste e processi per accertare cause e responsabilità dell'incidente, che alla fine risultò essere stato causato da una indebita partenza del treno in stazione, ha fatto mutare davvero poco sugli apparati di controllo che in quella disgraziata giornata, erano guasti.
"Come fare non so, se mai qualcuno capirà sarà senz’altro un altro come… Rino Gaetano", ma i familiari delle vittime ed i tantissimi coinvolti in quell’incidente, non hanno certo il tempo e la voglia di attendere che possa nascere un altro genio come il cantautore crotonese di origini cutresi che proprio più di trent’anni fa riusciva a leggere e raccontare un paese dove chi sta indietro, non riesce mai a raggiungere prognosi diverse.