La curiosa vicenda in un Comune del Catanzarese dove lo sconfitto alle elezioni di giugno ha vinto il ricorso per far dichiarare incompatibile il primo cittadino ma nell’ordinanza viene indicato come il sostituto, mentre a guidare l'Ente dovrebbe essere il numero due della giunta
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Il sindaco decade e il Tribunale “elegge” (per errore) l’avversario uscito sconfitto dalle urne. È il paradossale epilogo di una vicenda combattuta a colpi di carte bollate nel piccolo comune di Satriano, nel Catanzarese.
Qui, il 10 giugno scorso, è stato eletto primo cittadino Teodoro Aldo Battaglia, per la lista Alba per Satriano, che ha raccolto quasi il 60 per cento dei consensi, battendo l’altro candidato, Alessandro Catalano, a capo della lista Nuovamente #Satriano.
Dopo poco più di un mese, però, lo sconfitto, insieme ad altri 39 cittadini, ha presentato ricorso in Tribunale chiedendo la decadenza del sindaco dalla carica per violazione dell’articolo 63 del Tuel, la norma che elenca le cause di incompatibilità. Tra queste, infatti, ci sono anche eventuali liti pendenti con l’Ente che si è chiamati a guidare. Ed è proprio il caso di Battaglia, che è parte in causa in due giudizi civili in materia di responsabilità extra contrattuale - si legge nell'ordinanza - per danni subiti dall’amministrazione comunale a causa del crollo di un’arteria stradale per la cui costruzione l’attuale sindaco è stato a suo tempo progettista e direttore operativo.
Una causa di incompatibilità che la prima sezione del Tribunale civile di Catanzaro ha ritenuto fondata, tanto da ordinare la decadenza del primo cittadino. Ma invece di immettere nella carica l’attuale vice sindaco, Vittoria Corasaniti, i giudici hanno indicato nell’ordinanza Alessandro Catalano, cioè proprio l’avversario battuto alle elezioni, nonché promotore del ricorso. Un errore materiale, visto che l’articolo 53 del Testo unico degli enti locali prevede espressamente che, in caso di decadenza del sindaco, le sue funzioni vengano assunte temporaneamente dal suo vice, che dovrà reggere l’Ente sino alle elezioni.
La parola, dunque, passa nuovamente agli avvocati.