I sindaci del Raganello non ci stanno a fare da capri espiatori: «Lasciati soli»

I primi cittadini dei territori attraversati dal torrente dove si è consumata la strage di escursionisti denunciano mancanza di risorse e informazioni

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di Redazione
22 agosto 2018
19:55
Alessandro Tocci, sindaco di Civita
Alessandro Tocci, sindaco di Civita

I sindaci dei comuni attraversati dal torrente Raganello non ci stanno a fare da capro espiatorio per la tragedia che è costata la vita a 10 escursionisti e contrattaccano.

 


Così, i primi cittadini di Civita, San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria e Francavilla Marittima hanno diffuso una nota nella quale denunciano di essere senza fondi e senza mezzi.
«Esprimiamo anche in questa occasione – è la premessa – il nostro dolore per le vittime e il sentito cordoglio per le famiglie segnate da questa tragedia. Per rispetto del dramma patito sulla propria pelle da decine di famiglie, abbiamo sin qui inteso coltivare silenzio e rispetto. Ci dispiace constatare, non senza amarezza, che qualcuno, nonostante il ruolo istituzionale ricoperto, abbia preferito altra strada, ergendosi a giudice e allontanando da sé ogni eventuale responsabilità per addossarle interamente ai Comuni».

 

Un atteggiamento censurato dai primi cittadini, che compatti affermano: «Sia chiaro: se colpe vi sono, devono essere perseguite fino in fondo. Riteniamo di aver sempre fatto fino in fondo il nostro dovere: per questo, sin dal primo istante, abbiamo offerto la nostra piena collaborazione alla magistratura inquirente, l’unica titolata a far luce sull’accaduto. I primi a volere certezze siamo noi: lo si deve a tante famiglie ed all’Italia intera. Ma in un Paese in cui molte volte lo scaricabarile è servito solo a individuare capri espiatori e a tenere nascosta la verità, crediamo sia doveroso evitare che questo schema si ripeta anche per quanto accaduto a Civita».

 

E qui, inevitabilmente, il discorso diventa anche tecnico: «Si sostiene che prestando attenzione al meteo, ed in particolare all’avviso di allerta gialla, sarebbe stato possibile prevenire quanto verificatosi. Ci rimettiamo, una volta ancora, alle indagini ed alle valutazioni della magistratura. È però opportuno sottolineare che il richiamare questo dato sembra, una volta ancora, solo una comoda giustificazione, che non tiene conto della realtà dei fatti». Dicono i sindaci: «Nel corso del 2018 decine sono state le volte in cui l’allerta gialla è stata diramata, peraltro senza una specifica indicazione del territorio riguardato da possibili ma non certe avversità metereologiche, ma in riferimento ad ambiti territoriali il più delle volte, quasi sempre, coincidenti con l’intera regione. Con l’allerta gialla si indica uno scenario caratterizzato, per definizione, da elevata incertezza previsionale, localizzati ma senza specifica indicazione dei luoghi interessati».
Più o meno quanto successo il 20 agosto, sostengono: «In attesa di ricevere i dati ufficiali già richiesti relativi alle registrazioni effettuate dalla stazione pluviometrica di Cerchiara, da informazioni in nostro possesso sembra che quel giorno neppure un millimetro di pioggia sia caduto tra Civita e Cerchiara».

 


Infine, l’accenno alle risorse che mancano: «Viviamo in una regione in cui il responsabile della Protezione civile lavora in condizioni difficili, pari alle nostre, al punto che in più circostanze ha manifestato la volontà di dimettersi per mancanza di risorse e mezzi. Nei Comuni è anche peggio: sui sindaci vengono scaricate tante responsabilità, ma di uomini e mezzi non se ne vedono, di finanziamenti neppure a parlarne, sebbene negli ultimi anni tanto si sia cercato di fare, anche pesando sui bilanci municipali e con l’aiuto fondamentale delle associazioni di volontariato, per poter guadagnare in efficienza ed efficacia, per quanto possibile».

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