Da anni la struttura di Camigliatello gestita dall'Arsac non viene adeguata. I cannoni sparaneve funzionano a metà, la sorveglianza è insufficiente e gli skipass non si possono comprare online
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La chiusura all’ultimo momento degli impianti sciistici ha fatto molto rumore. Al Nord non si fanno che contare i danni agli operatori di un settore ormai in ginocchio, invece da queste parti, in Sila, quasi quasi, si tira un sospiro di sollievo. Sembra un paradosso, ma non lo è.
Neve, croce e delizie
Gli impianti di Camigliatello silano, sono sempre stati croce e delizia degli appassionati di neve. C’è una scuola sci che funziona, la pista di fondo, due rifugi (uno a valle e uno a monte), due piste (la rossa e la blu) e ogni anno, alle prime nevicate, si muovono in tanti da tutta la Calabria (e non solo) per battere le discese silane.
I cannoni vintage
Eppure c’è un “ma”, anzi più di uno. Partiamo proprio dalla famigerata data di domenica, quando il governo ha invitato gli sciatori a rimettere gli scarponi nell’armadio. Comunque a Camigliatello i fan della neve sarebbero rimasti scontenti. Perché? Perché la nevicata del giorno prima non era stata sufficiente e, come spiegano dall’Arsac, a valle si vedeva addirittura il terreno.
Ma non è forse per ovviare a questi inconvenienti che 14 anni fa sono stati acquistati i cannoni sparaneve? Certo. Peccato che i cannoni, ormai datati (l’installazione risale al 2007), non coprano tutta la pista ma solo gli ultimi 900 metri. Cambiarli si poteva, ma allora perché non farlo? Lo chiediamo all’Arsac, che gestisce l’impianto. Con la delibera di programmazione n. 284 del 2020, la Regione ha preso in esame questo e altri interventi, in scadenza l’anno prossimo, e solo in questi giorni sono arrivate le schede per la programmazione. Insomma la strada è ancora lunga, intrapresa in ritardo e ora, naturalmente, in salita.
«Sono tre anni che stiamo chiedendo gli adeguamenti – lamentano dall’Arsac - abbiamo scritto tre note alla Regione, la prima è di un anno e mezzo fa. Noi non abbiamo fondi nostri e se non ci pensa l’amministrazione centrale non possiamo farci nulla». La burocrazia sarà anche una lumaca, ma il problema cannoni si è presentato subito dopo l'acquisto e passati (solo) 13 anni ecco la segnalazione. Pare proprio che la mancanza di tempestività abiti anche a valle (non solo a monte).
Pagamenti tramite app? C’è tempo…
Altro nodo. L’emergenza Covid ha portato musei, teatri e cinema (in quella breve parentesi in cui gli è stato consentito di aprire) a dotarsi di di sistemi di pagamento online o tramite App che in tre tocchi permettono di prenotare, pagare e scaricare un codice da mostrare alla colonna automatica agli ingressi. Questo per evitare le code e gli assembramenti. Invece per salire sugli impianti di Camigliatello bisogna seguire una strada più ordinaria. biglietto è ancora quello convenzionale anche se, tengono a sottolineare dall’Arsac, dal 2006 esiste una biglietteria automatica (e meno male) e addirittura dal 2015 si può procedere con le prenotazioni negli alberghi ed esercizi commerciali di Camigliatello salvo poi pagare e ritirare al modo classico (a giorni, dicono, che tutte le informazioni saranno sul sito, sempre a proposito di tempestività).
Domanda retorica: perché non approfittare di tutti questi mesi di stop per dare una rinfrescata alla metodologia di vendita dei ticket? Sempre dall’Arsac spiegano che di pensare ci avevano pensato a fare una App, tanto che dal settembre 2019, era pre-Covid, si era anche avviato «qualcosa» che poi si è arenato. L’emergenza sanitaria ha dato infine il colpo di grazia a ogni impulso creativo. Ma la colpa è sempre della burocrazia. «Non possiamo muoverci con la facilità del privato – si giustificano – pensi che nelle gare che espletiamo in urgenza poi passa un mese per avere i vari certificati da Prefetture e agenzie delle Entrate. Non siamo noi che tardiamo». Certo, la burocrazia non è veloce, se poi ci mettiamo la lentezza nel presentare progetti e idee, il perché le cose restino congelate si spiega da sé.
Entra chi vuole come vuole
E anche sulla vigilanza un po’ di caos c’è. Prendiamo spunto da quello che è accaduto nel week end scorso. Gruppi di turisti si sarebbero introdotti abusivamente nelle piste spaccando la recinzione. «Non è previsto che controlliamo le piste ma solo gli accessi, è compito delle forze dell’ordine intervenire» si giustificano dall’Agenzia.
Eppure un minimo di controllo interno deve essere fatto (da personale adatto) e forse anche le recinzioni vanno irrobustite e sorvegliate meglio, ma a quanto pare è la paura a frenare ogni azione. «I nostri dipendenti - dicono da Arsac - quando hanno tentato di allontanare gente, che si era messa a sciare abusivamente, hanno anche preso le botte, a volte neanche i carabinieri riescono ad allontanarli». E allora, che si fa? Al momento niente, si ripara la recinzione rotta e si spera che non accada di nuovo. Insomma ci si rivolge alla solita Provvidenza.
Dunque, tornando al principio e alla luce di tutti i punti di cui sopra, che da queste parti le piste siano rimaste chiuse forse non è stata proprio una tragedia.