“Non voglio affrontare il tema dell’immigrazione in generale perché troppo complesso ed articolato da sviluppare in una semplice nota stampa ma voglio soffermarmi sul concetto di accoglienza che, a mio avviso, dobbiamo coltivare. Gli esempi non mancano soprattutto in Calabria, dove si moltiplicano esperienze di integrazione, solidarietà e sicurezza. Questo è possibile quando l’accoglienza viene fatta in maniera programmata, inclusiva, con piccoli gruppi di migranti seguiti da personale altamente qualificato in contesti urbani o in territori comunque mediamente antropizzati in cui il primo controllo sociale viene effettuato proprio dalla comunità ospitante”.


È quanto afferma Luigi Guglielmelli, segretario provinciale Cosenza Pd: “Non mancano neppure gli esempi negativi come i Cara che si sono rivelati quasi sempre, da Roma e Isola Capo Rizzuto, come occasione di speculazione economica e di infiltrazione della criminalità organizzata. Questo modello, giustificato dall’emergenza che pur esiste, concentra in piccoli luoghi, quasi sempre isolati dalle comunità locali, grandi numeri di persone con servizi scadenti (la vera speculazione colpita anche recentemente dalla magistratura) e con la finalità non di fare integrazione ma di “congelare” i flussi migratori in attesa di una soluzione definitiva che puntualmente non arriva. Queste esperienze hanno generato crimini contro i migranti, esasperazione dei residenti che hanno dovuto fare i conti con comunità di migranti in protesta perché di fatto rinchiuse in ghetti senza alcuna informazione sul loro futuro e senza servizi adeguati, e tanto allarme sociale nella società italiana, anche in quei settori più sensibili ai temi dell’accoglienza e della solidarietà.


Il tema è molto complesso. Il Governo italiano – continua -sta cercando di far comprendere all’Europa che l’Italia da sola non può governare un fenomeno migratorio straordinario ed epocale e sta chiedendo con forza l’impegno di tutti i paesi membri per l’accoglienza dei migranti. Allo stesso modo si sta intervenendo con i paesi africani per frenare i flussi anche mettendo a disposizione maggiori fondi per la cooperazione internazionale finalizzati al contrasto delle carestie e delle grandi crisi umanitarie presenti sul continente africano. Sono tutte misure utili che però produrranno i loro effetti nel medio e lungo periodo mentre a noi tocca governare il problema per come si presenta oggi.


Come ho già detto – conclude - abbiamo già gli esempi positivi da seguire, dobbiamo riprodurli su larga scala come suggerito anche dall’ANCI nell’accordo sottoscritto con il Ministero dell’Interno. Si tratta di fare in poche parole la vera integrazione e la vera accoglienza: quella fatta nelle comunità locali con il sostegno e con l’accordo degli enti pubblici territoriali che dovranno anche fare da intermediario sociale e culturale con le popolazioni, quella che porta sicurezza e legalità e non speculazione ed illegalità.
Proprio perché noi siamo per l’integrazione vera, per l’accoglienza solidale crediamo che sia sbagliato replicare il modello dei CAS in località sperdute ed isolate senza la possibilità per i migranti di integrarsi e di usufruire dei servizi pubblici essenziali come quelli sanitari e senza l’occasione per le popolazioni locali di apprezzare questi ragazzi e ragazze in fuga da guerre e carestie e che sono portatori di speranza e bellezza come avviene ad esempio già in Presila a Casali del Manco dove i progetti SPRAR sono apprezzati da tutti, migranti e residenti senza alcun conflitto ma con amicizia ed affetto profondo.


Per questi motivo - conclude credo sia sbagliato fare un CAS a Silvana Mansio e non per altri motivi che non ci appartengono come persone e come comunità politica al netto di errori di comunicazione clamorosi sul tema”.