Una protesta a suon di battiti di mani e sonagli. Si mettono all’ombra degli alberi di piazza Italia dinnanzi al comune di Reggio Calabria operatori, bambini, genitori e amici del centro socio educativo Lilliput che, dopo 22 anni, rischia di non riattivare il servizio reso, per conto dello stesso Comune, nella periferia Sud della Città dello Stretto a Croce Valanidi, a beneficio di famiglie con disagi sociali ed economici. I nuovi requisiti richiesti dal regolamento regionale per l’accreditamento di fatto stravolgerebbero la loro esperienza educativa ultraventennale, particolarmente preziosa anche per il radicamento genuino in quella stessa periferia reggina.

Il regolamento per l’accreditamento approvato dalla Regione nel 2019, e fino a quest’anno sospeso per l’assenza dei piani di Zona che il comune di Reggio ha approvato lo scorso anno, impone infatti stringenti requisiti in termini strutturali e operativi.

Un servizio impoverito

«Dopo il pranzo e lo studio, la nostra proposta educativa fino a oggi prevedeva anche altre attività di Body percussion, musica con strumenti di riciclo, teatro, lettura, gioco strutturato. Con il nuovo regolamento saranno previsti solo quattro educatori per venti bambini, a fronte dei venticinque che frequentano il centro. Dunque a disperdersi non sarà il mio posto di lavoro ma soprattutto l’articolazione della nostra proposta educativa. Inoltre il servizio sarebbe garantito per cinque bambini in meno», spiega Giuseppe Costa, educatore musicale del centro socio-educativo Lilliput di Reggio Calabria.

«Chiediamo che il regolamento venga rivisto»

«Le otto figure professionali di cui ci avvaliamo diventano drasticamente quattro più la figura di coordinamento e questo non solo comporterebbe la perdita di posti di lavoro ma depaupererebbe anche il nostro servizio. Non potremmo più organizzare gite, campi estivi, non potremmo più portare i bambini al mare. Si creerebbe un ghetto che non corrisponde alla nostra visione di centro educativo in cui consentire a bambini e bambine che provengono da contesti di disagiati di vivere significative esperienze di crescita e avere delle opportunità di aggregazione. Non intendiamo erogare un servizio che non sia coerente con questa visione. Così, dopo 22 anni, non abbiamo chiesto l’accreditamento provvisorio. Chiediamo il cambio del regolamento regionale per salvaguardare la qualità del nostro servizio», spiega la presidente della cooperativa A Piccoli Passi e responsabile del centro socio - educativo Lilliput, Rosanna Iacopino.

Criticità strutturali, funzionali ed economiche

«Unitamente alla perdita di posti di lavoro con conseguente depauperamento del servizio, altra nota dolente del regolamento regionale riguarda gli adeguamenti strutturali richiesti. Viene, infatti, fissata a 10mq a bambino, a fronte dei 4mq in Piemonte, 5mq in Lombardia, e 2mq in Emilia Romagna. Un requisito che, per altro, risulta molto poco praticabile sul territorio, specie nelle periferie dove noi operiamo. Abbiamo cercato delle alternative alla struttura che oggi ci ospita e, dopo tanta ricerca, ne abbiamo trovata una ma con costi esorbitanti, a conferma delle criticità strutturali, funzionali ed economiche di questo regolamento. Altra incognita riguarda il meccanismo dei voucher sul quale attendiamo chiarezza. Il regolamento va dunque rivisto», conclude la presidente della cooperativa A Piccoli Passi e responsabile del centro socio - educativo Lilliput, Rosanna Iacopino.

Seppure non argomento dell’odierno sit-in, importante rilevare come la stessa cooperativa A piccoli Passi che gestisce solo questo servizio, è tra quelle che ancora attendono il pagamento da 17 mesi. Pagamento al quale il Comune, a sua volta in attesa di ricevere dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri i fondi della legge 285 che finanzia questi servizi, dovrebbe procedere a breve.