Sentenza Marlane, duro il commento dei procuratori italiani

A seguito della sentenza con assoluzione dei dirigenti dell'azienda Marlane di Praia a mare, i Procuratori italiani chiedono 'norme più incisive sugli ecoreati'
di redazione
22 dicembre 2014
10:39

Durissimo il commento dei procuratori italiani dopo la sentenza con assoluzione dei vertici dell’azienda Marlane di Praia a Mare. “Norme più incisive, a cominciare da quella sugli ecoreati ferma in Parlamento”, superando “gli interessi economici che la rallentano” è la richiesta dei magistrati italiani.

 


“Di fronte a fatti così gravi, che mettono in gioco la vita delle persone, arrivare a nulla è per noi più che mortificante. Noi il nostro lavoro lo facciamo, ma abbiamo le armi spuntate. C’è un senso di inadeguatezza delle leggi. E non è solo una questione di giustizia ma che chi ha sbagliato deve pagare" denuncia il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. “Questi reati – continua Cafiero de Raho - dovrebbero rappresentare una vera priorità in quanto toccano un vero interesse nazionale perché incidono sulla sopravvivenza della società, su diritti fondamentali” . Per questo “bisognerebbe inserire nel Codice penale delle norme che sanzionino i reati ambientali con delle aggravanti, che impedirebbero così anche la prescrizione”.

 

Duro anche il commento di Francesco Greco, capo della Procura di Napoli Nord “Anche se accertiamo gli autori del "tombamento" di rifiuti pericolosi se questo è avvenuto 20 anni fa non possiamo fare nulla. Invece se il reato di disastro ambientale fosse considerato reato con effetti permanenti, pensiamo all’inquinamento delle falde, la prescrizione avrebbe termini molto più lunghi”. Quindi secondo il procuratore Greco “se arrivano assoluzioni o prescrizioni non è colpa del disservizio della giustizia ma della legge che non c’è o è inefficace. E così reati che producono danni terribili non ottengono giustizia. E questo è assolutamente mortificante”.

 

Il consigliere Roberto Pennisi che segue il tema ecomafie, dichiara che “fin quando si individuerà il male assoluto solo nelle mafie non si capirà a fondo il fenomeno: il crimine ambientale è sempre un crimine imprenditoriale, contro il quale non abbiamo armi”. “ Serve una norma che preveda esplicitamente e in modo chiaro i delitti di disastro ambientale e di inquinamento ambientale” precisa Pennisi che conclude “ è delittuoso il ritardo del legislatore. Così questi gravi fatti si ripeteranno continuamente”.

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