Era seduta sullo scalino esterno del pub, che gestisce, in un momento di pausa dal lavoro. Aida stava chiacchierando con la sua collega. La borsa accanto. Quell’uomo col cappellino e la mascherina non l'aveva affatto insospettita: «Pensavo fosse un cliente – racconta –. Mi sono persino scostata un po’ per farlo passare». Ed è stato in quel momento che con scatto fulmineo l'uomo ha agguantato la borsa ed è fuggito. Qualche attimo di smarrimento e poi la corsa per fermarlo.

La ricostruzione dello scippo

È la sera del 20 settembre. Sono da poco passate le 20.30. Le telecamere di videosorveglianza piazzate davanti all'Ormeggio di Vibo Marina riprendono il balordo che arriva a bordo di un'auto. Sembrano le scene di un action movie, invece è vita reale. Il fratello di Aida, Mino, è seduto al tavolino insieme a un suo amico, Paolo, sottufficiale della Marina militare. C'è la partita della Juve in tv. Tutti gli sguardi sono rivolti allo schermo.

«Ho avuto paura»

All'improvviso le urla della sorella: «A ladro!». E lui, Mino, si lancia audacemente all'inseguimento. Si aggrappa alla Smart del complice. Il balordo fugge a piedi e gli punta una pistola contro. «Quando mi sono accorto che l’uomo brandiva un’arma – racconta Paolo Fedele – ho messo in guardia il mio amico». «Quando ho visto la pistola (si scoprirà poi essere un'arma giocattolo, ndr) ho avuto paura», ammette Mino. «Abbiamo corso un grosso rischio quella sera. Non ce l'aspettavamo un'azione del genere - commenta Aida - Vibo Marina è un paese tranquillo».

L'arresto dello scippatore

Lo scippatore verrà arrestato dalla Polizia il successivo 9 ottobre. Aveva una mascherina chirurgica, ma è stato subito identificato proprio grazie a queste immagini. È un pregiudicato di San Gregorio d'Ippona: si chiama Paolo Pagano. Preso anche il suo complice, Giovanni Cupo. «Il peggio è passato», dice Aida che ringrazia la polizia per avere assicurato alla giustizia gli autori del reato. «Le forze dell’ordine da sole non bastano - commenta il sottufficiale della Marina militare, già insignito di numerosi riconoscimenti per le sue missioni all'estero che hanno permesso di salvare la vita di diversi migranti -. Bisogna che la società civile abbia uno scatto d'orgoglio. Bisogna ribellarsi allo strapotere mafioso. Bisogna - conclude Fedele - estirpare la malapianta da questo bellissimo territorio».