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Un bosco di castagno distrutto, la costruzione di una grossa pista e lo sbancamento di terra e roccia per un volume di circa 3000 metri cubi, profondo in alcuni tratti più di due metri con la conseguente estirpazione di numerose ceppaie. Il tutto in una pregevole area sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico ambientale. Questo è lo scenario che si è presentato alla vista dei Carabinieri Forestali della Stazione di Reggio Calabria in località San Bruno, in agro della città capoluogo, durante una normale attività di controllo del territorio.
Le indagini avviate dai militari dell’Arma hanno permesso di risalire al proprietario dell’area boschiva, L.G., 41 anni, residente a Reggio Calabria, e di ricostruire l’iter amministrativo dei lavori, solo in apparenza provvisti di autorizzazione concessa dalla Regione Calabria. Dall’analisi documentale è risultato infatti che il proprietario aveva presentato un progetto, approvato dagli Uffici Regionali competenti in materia di vincolo idrogeologico, limitatamente alla realizzazione di una fascia tagliafuoco lunga circa 1100 metri lungo il perimetro del lotto boschivo di proprietà.
L’autorizzazione prevedeva però solo il taglio della vegetazione su una fascia ben delimitata di territorio, senza alcun movimento di terra nè, tantomeno, lo sbancamento per l’apertura di nuove piste di esbosco, opere queste le cui autorizzazioni, concesse peraltro solo in caso di concreta necessità, che richiedono un iter progettuale ed amministrativo più complesso.
Al fine di evitare l’ulteriore prosecuzione dello scempio ambientale, l’area dello sbancamento è stata posta sotto sequestro penale, già convalidato dall’Autorità Giudiziaria, mentre L.B., che è stato deferito in stato di libertà, dovrà rispondere di abuso edilizio e di violazione delle normative in materia di vincolo idrogeologico ed ambientale.