È infarcito di omissis, ciononostante è piuttosto chiaro il tenore di uno degli ultimi decreti adottati dal commissario ad acta, Guido Longo, con cui si avvia una ricognizione e una stretta sugli accreditamenti concessi alle strutture private che erogano prestazioni per la sanità pubblica. Il provvedimento dichiara, infatti, la decadenza dall'autorizzazione all'esercizio e dall'accreditamento di una struttura privata. 

Dichiarazioni mendaci

Dall'istruttoria avviata dal settore competente si evince, infatti, che la struttura era dotata di un'autorizzazione provvisoria concessa con un precedente decreto commissariale ma le motivazioni dell'odierna revoca si basano sul richiamo a due distinte norme. La prima un decreto del presidente della Repubblica del 2000 che dichiara la decadenza «dai benefici eventualmente conseguenti al provvedimento emanato sulla base della dichiarazione non veritiera» e la seconda una legge regionale del 2008 con cui si chiarisce che «i rappresentati legali e gli amministratori non devono aver riportato condanne penali definitive per delitti contro la pubblica amministrazione.

Reati tributari

Inoltre, il rappresentante legale ha l’obbligo della verifica del possesso dei requisiti professionali di legge degli operatori della struttura. Egli dovrà sempre essere in possesso dei requisiti soggettivi che riguardano la sua natura giuridica e la sua organizzazione e in particolare: non deve avere mai subito dichiarazioni di fallimento o consimili procedure concorsuali, non deve essere stato sottoposto a sanzioni penali, conseguenti a reati tributari, divenute definitive. A tali fini l’applicazione di pena su richiesta delle parti equivale a sentenza di condanna passata in giudicato».

Decadenza

Il decreto porta la firma congiunta del dirigente generale del dipartimento Tutela della Salute, Francesco Bevere, e del commissario ad acta, Guido Longo, ed è stata trasmessa all'azienda sanitaria provinciale di Crotone competente per l'esecuzione del provvedimento.