«Salvini dice che sarà a Vibo il prima possibile? Ebbene, non c’è un prima possibile, perché avrebbe già dovuto andare a Vibo». Da ministro a ministro. Marco Minniti, sino a poche ore fa inquilino del Viminale, si rivolge direttamente al suo successore, Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e nuovo titolare del dicastero dell’Interno. Lo fa intervenendo a Piazzapulita, su La 7. Sollecitato dalle domande di Corrado Formigli, interviene sull’omicidio del giovane migrante sindacalista Soumayla Sacko, delitto per il quale oggi sono scattate le manette ai polsi di Antonio Pontoriero, 43enne commerciante di laterizi, che riteneva l’area in cui è avvenuto l’agguato mortale, confinante con una sua proprietà, “roba sua”, dove nessuno poteva accedere senza il suo consenso.

 

«Salvini doveva prendere un areo e precipitarsi in Calabria - ha continuato Minniti -, perché un giovane immigrato regolare nel nostro Paese, impegnato nella lotta contro il capolarato, è stato ammazzato a fucilate per un’idea assolutamente inaccettabile della “roba”, secondo la quale si può sparare a un’altra persona perché sta violando quella che, nella testa dell’aggressore, è la sua “roba”. Invece non era è roba sua, ma una fabbrica sequestrata dove venivano interrati rifiuti tossici. Uno scenario inaudito, ecco perché il ministro dell’Interno aveva il dovere di giungere subito sul posto».

 

Parole forti, che sono una risposta esplicita a ciò che il ministro leghista aveva detto nel pomeriggio, quando ai cronisti che lo incalzavo all’esterno di Palazzo Chigi, chiedendogli quando si sarebbe recato in Calabria, aveva risposto «il prima possibile», lasciandosi andare a un commento ironico decisamente sopra le righe per il ruolo che ricopre adesso: «Domani vado a prendere mia figlia all'asilo che è vicino, e quindi mi è più comodo Como che Vibo».

 

Nella sua replica a distanza, Minniti è andato giù duro, stigmatizzando anche le recenti parole dell’attuale ministro quando, l’altro giorno, ha lanciato l’ennesimo allarme immigrazione mostrando sui social le immagini di un migrante che spennava un piccione in strada. «Io sono un animalista convinto - ha detto Minniti – ma se Salvini pensa che questo deprecabile episodio meriti più attenzione della sorte di un ragazzo inerme che viene colpito alla testa senza nessuna altra colpa se non quella di aver difeso i suoi compagni, vuol dire che non ha capito bene le priorità».