Spuntano nuovi casi e le procedure per accertare la presenza del virus rallentano il lavoro, allungando i tempi di attesa per ricevere cure. Ad aggravare la situazione, codici verdi e bianchi spesso anche impropri
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Il Pronto soccorso di Rossano è al collasso. La situazione si aggrava giorno dopo giorno, con un sovraffollamento che vede 12-15 barelle costantemente occupate, mentre il flusso di pazienti non accenna a diminuire. A complicare il quadro, la necessità di riprendere l’esecuzione dei tamponi Covid, resi indispensabili dalla comparsa di nuovi casi sospetti. Tra i ricoveri spicca un caso grave: una 80enne positiva al virus, arrivata in condizioni critiche e classificata come codice rosso.
Ad ogni modo, in Pronto soccorso accanto ai casi urgenti si registra anche un’alta incidenza di codici verdi e bianchi, spesso impropri, che contribuiscono ad aggravare ulteriormente il carico di lavoro.
La reintroduzione dei tamponi anti Covid ha riportato in Pronto soccorso procedure che rallentano ulteriormente l’assistenza. Ogni paziente deve essere gestito con percorsi differenziati, aumentando i tempi di attesa per chi necessita di cure urgenti.
Non è una questione di personale. La macchina operativa del Pronto soccorso riesce a gestire al meglio le emergenze. Tuttavia, la mole di lavoro è insostenibile. Il problema principale è l’assenza di posti letto nei reparti, che costringe i pazienti a rimanere in Pronto soccorso per ore, o addirittura giorni, in attesa di ricovero. Barelle occupate e corridoi congestionati non solo limitano la capacità di accogliere nuove emergenze, ma rappresentano anche un rischio sanitario, soprattutto in presenza di casi Covid. La ripresa dei tamponi aggiunge una nuova complessità a una situazione già precaria.