Giorni fa era stata sottoposta a tampone proprio in occasione di una visita al Giannettasio. Una vicenda che ripropone i problemi relativi all'assistenza domiciliare dei pazienti contagiati
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Si presenta di nuovo autonomamente al pronto soccorso nonostante sia positiva al Covid. È la stessa paziente che nei giorni scorsi si è recata al “Nicola Giannettasio” accusando vertigini e da li trasferita nell’unità operativa di Otorino per una visita, per poi risultare positiva al tampone. Ieri mattina, la donna si è ripresentata presso la struttura ospedaliera dichiarando di voler dare seguito alla terapia cui è sottoposta. Il personale dell’emergenza di turno ha riconosciuto la paziente avvertendola che era in quarantena obbligatoria e che non poteva assolutamente abbandonare il domicilio. Nel frattempo gli stessi sanitari avvisano i carabinieri. Sono previste sanzioni molto severe, con conseguenze penali di non poco conto: l’arresto fino a 18 mesi a cui si aggiunge la multa fino a 5.000 euro al massimo. Tali condotte rientrano nelle ipotesi di delitto colposo contro la salute pubblica. Dell’epilogo della vicenda poco o nulla si sa.
In quarantena domiciliare e abbandonati a se stessi
Il problema è costituito dal tipo di assistenza che si offre ai pazienti positivi sottoposti a quarantena domiciliare, spesso abbandonati a loro stessi, senza sostegno e supporto da parte di organi dello Stato. Spesso si ha a che fare con anziani nella più assoluta solitudine, i quali disconoscono norme e prescrizioni e agiscono inconsapevolmente. La prima interfaccia è costituita dai medici di medicina generale ritenuti centrali nella lotta territoriale al coronavirus a cui è stato chiesto un impegno maggiore nella fase pandemica anche se iniziano a spuntare pronunzie giudiziali secondo le quali i camici bianchi territoriali non hanno compiti di assistenza domiciliare poiché in contrasto con la normativa emergenziale. In sostanza, ad occuparsi dei pazienti Covid che non necessitano di ricovero sono le unità speciali di continuità assistenziale (USCA), le stesse che a Corigliano-Rossano, da quanto è emerso nel corso del recente Consiglio comunale monotematico sulla sanità, avrebbero una dotazione organica di tre unità e senza mezzi. Una situazione di generalizzato caos che accentua il rischio di assistere a pazienti Covid che si muovono in maniera incontrollata anche perché non sanno a chi rivolgersi.