Lumini a terra e manifesti funebri in cui si dice che il nuovo Dpcm ha decretato la morte del lavoro. Risroratori, artisti, atleti, baristi, commercianti, artigiani ed imprenditori della città di Castrovillari si sono ritrovati in piazza municipio dopo le 18.00 per contestare, come altri colleghi in Italia, le nuove disposizioni del Governo rispetto ad un settore che «ha già pagato un prezzo altissimo nella prima fase del lockdown».

«La misura è colma - dicono in coro - perchè questo nuovo Dpcm ci ha massacrati, per molti di noi la chisura alla 18.00 non ha più senso. Cosi diventa improponibile. Pensavamo che attenendoci alle regole come giustamente ci era stato imposto si poteva arrivare ad un giusto compromesso per un orario serale che andasse oltre, così non è stato».

Dal capoluogo del Pollino arriva pacifica ma forte la voce di disapprovazione degli esercenti che vogliono lavorare ed hanno diritto di farlo, come recita la costituzione, e la «chiusura non è la soluzione al problema». Ma la ferita più grande è che i ristoranti e gli esercizi di bar, pub e pasticcerie, sono quasi stati visti come il luogo principe del contagio.

«Ci sentiamo trascurati» aggiungono ancora che chiedono invece che le misure sia definite rispetto ai contesti territoriali. «In Italia ci sono realtà diverse e dovrebbero dare più poteri ai sindaci perchè conoscono meglio il territorio e posso decidere se chiudere locali o paesi. La nostra città non può essere paragonata a Napoli, Milano e Torino. Lavoriamo con i paesani e non è giusto chiuderci ed accomunarci al resto del Paese».

 

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